A Doll Like Me: le bambole che aiutano i bimbi malati ad accettare la loro “diversità”

L’idea è dell’americana Amy Jandrisevits, che realizza personalmente questi giocattoli “su misura”.

Qualche anno fa Amy Jandrisevits (foto), una donna del Wisconsin, era assistente sociale e forniva supporto morale ai piccoli malati terminali e alle loro famiglie. Parte dei suoi compiti consisteva nell’aiutare gli sfortunati bambini a esprimere le proprie sensazioni attraverso il gioco, in particolare attraverso le bambole.

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In quel periodo si rese conto di come i giovani pazienti, alle prese con sfide durissime (per esempio, la perdita dei capelli causata dalla chemioterapia) non potessero identificarsi con un giocattolo dalle fattezze perfette, che sembrava anzi evidenziare ancor più la loro “diversità”. E allora Amy decise di creare A Doll Like Me, una serie di bambole simili ai bimbi che le avrebbero utilizzate, e dunque in grado di non farli sentire discriminati.

“Sono davvero convinta che le bambole debbano somigliare ai proprietari ed essere disponibili in tutti i colori, generi e tipi di corpo”

, spiega la donna, che negli ultimi quattro anni ha realizzato 300 modelli differenti: alcuni con nei, altri con gli occhiali, altri ancora con albinismo, protesi, macchie, cicatrici… Giocattoli su misura, insomma, anche perché contraddistinti da ulteriori dettagli in grado di aiutare il bambino a immedesimarsi (come il colore della pelle, la pettinatura o un particolare vestito).

“Sono grata di poter continuare a creare bambole nel cui dolce viso i bambini possano vedersi riflessi”, afferma Amy. Che non si accontenta. Siccome non tutte le famiglie possono permettersi di acquistare i suoi prodotti, che costano 80-85 dollari, nel 2015 ha dato vita a una raccolta fondi sul sito GoFundMe. Lo scopo è raccogliere donazioni che le consentano di realizzare bambole anche per chi ha una ridotta disponibilità economica.

Redazione Nurse Times

Fonte: Curiosandosimpara.com

 

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