“Azione persecutoria ai danni della collega, anche nel periodo della gravidanza, sfruttando il peso della sigla sindacale“. Questa la motivazione della condanna a sette mesi di reclusione per il 68enne Francesco Pollasto e a otto mesi per 46enne Luigi Bianco, accusato anche di tentata violenza privata (“Se non fossi stata donna, ti avrei spaccato la faccia”, avrebbe affermato).
I due, infermieri e sindacalisti, sono stati condannati per stalking nei confronti di una collega del reparto di Malattie infettive dell’ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi. Minacce e ricatti, insomma, finché la donna, che almeno una volta fatto ricorso alle cure del pronto soccorso, non si è decisa a denunciare i fatti. Nessuna attenuante generica riconosciuta, vista l’assenza di “qualsiasi forma di collaborazione”.
Il pubblico ministero aveva chiesto per gli imputati una condanna a un anno di reclusione. L’infermiera, costituitasi in giudizio come parte offesa, è stata rappresentata dall’avvocato Rolando Manuel Marchionna. Disposta una provvisionale in attesa della quantificazione del danno in sede civile.
I due infermieri, avrebbero adottato condotte “reiterate, insistenti e durature”. Molestavano sul luogo di lavoro la collega, e secondo quanto emerge dal capo di imputazione, “non accettavano l’incarico di referente infermieristico con mansioni di coordinatrice” conferito alla collega. Inoltre, “mediante pretestuose iniziative sindacali” portavano avanti “una estenuante battaglia sindacale e personale“.
I due infermieri avrebbero “inviato numerose lettere al direttore sanitario
, nelle quali ingiustificatamente lamentavano problematiche inesistenti e incompetenza della collega, non rispettando le mansioni loro assegnate; la intimidivano, la denigravano e la offendevano, anche sminuendola davanti ai colleghi e ai pazienti”.Avrebbero rivolto alla collega espressioni del tipo: “Qui non siamo i ‘uaglioni tuoi’, non siamo i camerieri di nessuno”. Una delle frasi ricorrenti sarebbe stata “vai a rispondere al campanello”. Così facendo, per il pubblico ministero, hanno “cagionato alla donna un perdurante e grave stato di ansia, diagnosticato anche da un referto medico”, allegato alla denuncia sporta il 27 giugno 2012.
Inoltre i due avrebbero “volontariamente suonato i campanelli dei pazienti in modo tale da interrompere l’attività di referente”. Una volta, la donna “venne raggiunta nello spogliatoio da Pollasto e Bianco, che con fare minaccioso la misero vicino al muro“. Il primo urlò: “Ringrazia Dio che sei una donna, perché adesso finiva male”. Successivamente sferrò un pugno contro il muro facendo saltare una gruccia.
Secondo il giudice, “risulta chiaramente come gli imputati abbiano posto in essere una sistematica e pervicace azione persecutoria e molesta, di contrasto e intimidazione diretta e personale nei confronti dell’infermiera, evidentemente finalizzata a impedire che la stessa continuasse a svolgere il ruolo di referente, al quale ambiva Pollasto“. Un’azione che gli imputati – è scritto ancora -, nel corso del dibattimento, hanno tentato invano di giustificare, ammantantola del crisma di una legittima azione sindacale”.
Fonte: BrindisiReport
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