Buon compleanno, National Health Service!

L’NHS compie 70 anni. Nonostante qualche “acciacco”, è sempre molto amato dai britannici.

È nato il 5 luglio 1948 per volontà del ministro laburista Aneurin “Nye” Bevan. Conta quasi un milione e mezzo di dipendenti. È stato modello di riferimento per molti altri sistemi sanitari, tra cui il nostro Servizio sanitario nazionale. È tuttora quasi completamente gratuito per tutti i cittadini inglesi, ma non solo.

Compie oggi 70 anni l’NHS, il National Health Service, il servizio sanitario pubblico inglese, il più antico, grande e famoso nel suo genere al mondo.  Numerose sono le celebrazioni che accompagneranno il compleanno di uno dei simboli dell’orgoglio britannico. Da quelle istituzionali, che si terranno nell’abbazia di Westminster, a quelle negli ospedali. Prime fra tutte, la LightUpBlue, che vedrà illuminati in serata di blu (il colore rappresentativo dell’NHS) i monumenti e i luoghi più iconici del Regno Unito. Ma non dimentichiamo la NHS Big 7Tea, raccolta fondi destinata a finanziare le numerose associazioni di beneficenza che gravitano intorno alla sanità inglese.

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Tuttavia, come ogni signore di una certa età, anche l’NHS giunge a questa ricorrenza non privo di acciacchi. I tagli ai posti letto decisi dagli ultimi governi Tories – nonostante l’incremento della domanda di servizi sanitari – e l’aggravamento delle già croniche carenze di personale medico e infermieristico hanno infatti costretto molti ospedali ad affrontare uno degli inverni più drammatici della storia, con lunghissime file di ambulanze bloccate agli ingressi dei dipartimenti di Accident and Emergency (A&E, i pronto soccorso britannici) e pazienti sistemati su barelle, nei corridoi.

Di recente il primo ministro Theresa May ha promesso di finanziare con ulteriori 20 miliardi di sterline il sistema sanitario, di qui al 2023, ma è parso subito evidente che la proposta sarà sostenuta attraverso un incremento della tassazione e senza che ciò impedisca ulteriori tagli. È notizia della scorsa settimana, infatti, la proposta dell’NHS di cancellare dalle prestazioni gratuite ben 17 interventi chirurgici ritenuti non indispensabili.

La comunità infermieristica, duramente segnata da un blocco agli aumenti di stipendio durato sette anni e dai tagli alle borse di studio degli studenti universitari, è stata una delle principali vittime della crisi della sanità inglese. Non è nemmeno certo se la fresca approvazione degli incrementi salariali previsti nel Pay Deal, il nuovo contratto collettivo pubblico, riusciranno a frenare la fuga degli infermieri. Non solo di quelli europei, spaventati dalla Brexit e bloccati dall’obbligo delle certificazioni linguistiche (tanto da far registrare un -87% nelle nuove richieste di iscrizione al registro NMC solo lo scorso anno), ma anche degli stessi inglesi, che a migliaia (oltre tremila l’anno passato) hanno abbandonato la professione.

A proposito di Brexit, la sua imminente entrata in vigore, il 28 marzo 2019, proietta ulteriori scenari foschi sull’NHS e su tutto il Regno Unito. L’uscita dall’Unione minaccia di stringere ulteriormente i rubinetti relativi all’afflusso di professionisti dall’Unione Europea. Non va trascurato, inoltre, che la Gran Bretagna, dopo la recente perdita dell’EMEA, l’Agenzia europea del farmaco, è ora costretta a dover ridefinire, non senza patemi, tutti gli assetti logistici e gli accordi commerciali necessari a garantire adeguate forniture di farmaci, per la maggior parte importati proprio da Paesi comunitari.

Nonostante tutto, l’NHS continua ogni giorno a erogare prestazioni sanitarie gratuite a centinaia di migliaia di cittadini, a essere comunque tra i più avanzati sistemi sanitari al mondo, sempre pronto a recepire e sperimentare innovazioni. Tutto questo senza mai discriminare in base alla razza, al sesso, alla religione, all’età, e fornendo lo stesso servizio di qualità a tutti, a prescindere dalla disponibilità economica. Il National Health Service è sempre amato dai britannici, oggi come 70 anni fa. E allora… buon compleanno, NHS!

Luigi D’Onofrio

 

Redazione Nurse Times

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