Caserta, truffa delle analisi: rito abbreviato per sei indagati

I soggetti coinvolti sono in tutto 41. Quattro le posizioni archiviate. Per gli altri bisogna decidere l’eventuale rinvio a giudizio.

Scelgono il rito abbreviato, 6 dei 41 indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere su una truffa all’Asl Caserta, dove facevano comprare all’ospedale macchinari e materiale medico solo per ottenere tangenti dalla ditta disposta a pagare, dalla quale ottenevano anche vacanze gratis a Capri e a Ischia. L’ammissione al rito abbreviato ha determinato la fissazione di una nuova udienza preliminare per il 18 maggio prossimo, quando il gup Emilio Minio deciderà anche sulla richiesta di rinvio a giudizio del pm Giuseppe Orso per medici, infermieri, dirigenti, imprenditori, ma anche per un politico, ossia l’ex presidente della Provincia ed ex sottosegretario alla Salute, Domenico Zinzi. Quest’ultimo è indagato marginalmente in quanto avrebbe fatto eseguire ad una sua stretta parente alcune analisi del sangue all’ospedale di Caserta, senza passare per la registrazione attraverso il sistema Cup del nosocomio. L’inchiesta ruota attorno alle ipotesi di reato, a vario titolo e in concorso, di corruzione, falso, truffa, peculato. Nel procedimento, però, figurano la titolare di un laboratorio di analisi di Caivano, Vincenza Scotti, e suo marito, direttore del reparto di Patologia, Angelo Costanzo (accusati con altri di associazione a delinquere), rispettivamente sorella e cognato del ras della Nco, Pasquale Scotti, che fuggì proprio dall’ospedale di Caserta nel 1983 ed è stato catturato solo dopo 31 anni di latitanza in Brasile. Come Scotti e Costanzo, hanno scelto il rito abbreviato Angelina Grillo di Marcianise, Giovanni Baglivi di Santa Maria a Vico, Giuseppe Ganzano e Maddalena Schioppa di Caserta. Sono 41 le richieste di rinvio a giudizio del pm, che archiviò però 4 posizioni di persone, ritenute subito dopo del tutto estranee alla vicenda: quelle del dottor Diego
Paternosto, responsabile del Pronto soccorso, e di Rossella Scialla, Giovanna Pontillo, Enrico Gentile. Tutti, tra l’altro, erano stati accusati di ipotesi marginali. Tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio spicca anche un ex membro della tema commissariale straordinaria, Leonardo Pace, e anche Giulio Liberatore, direttore sanitario “anziano”, che aveva i requisiti per ricoprire la qualifica di facente funzione nella direzione sanitaria, incarico però non affidatogli. Secondo le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, nel corso del tempo Costanzo avrebbe monopolizzato il laboratorio di analisi dell’ospedale, usandolo per svolgere esami per lo studio di sua moglie. In pratica, per l’accusa, al Sant’Anna venivano eseguite le analisi dei clienti del laboratorio della Scotti, con un risparmio di spese per quest’ultima e a scapito dell’Azienda ospedaliera. Naturalmente Costanzo non avrebbe messo su il sistema da solo. Il suo braccio destro, ritengono gli inquirenti, era il tecnico di laboratorio Angelina Grillo, l’unica che il 25 luglio scorso finì in carcere. Per i coniugi Scotti-Costanzo il gip dispose infatti i domiciliari, ma la Grillo risponde anche di truffa, in quanto risultava al lavoro, ma era allo stadio per una partita e di avere ordinato per l’ospedale forniture non necessarie. Quest’ultima vicenda le sarebbe servita per farsi consegnare dai rappresentanti dei macchinari una tangente di 5mila euro, che poi avrebbe usato per corrompere un commissario che aiutasse suo figlio a superare un concorso pubblico. Dopo due mesi in carcere, la Grillo era passata ai domiciliari. Redazione Nurse Times Fonte: Il Mattino  
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