Charlie Hebdo querelato dal Comune di Amatrice

È stata depositata lunedì mattina, dai legali del comune di Amatrice, una querela-denuncia per diffamazione aggravata nei confronti di Charlie Hebdo.

Le vignette pubblicate dal quotidiano satirico sul terremoto che ha sventrato il centro Italia, infatti, non sono andate giù ai cittadini colpiti dal sisma. “Si tratta di un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime”.

La risposta del direttore di Charlie non si è fatta attendere: “Abbiamo fatto in passato vignette simili su Bruxelles, sul terremoto ad Haiti e nessun italiano ha protestato”.

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Che la satira, in quanto tale, debba essere pungente  e politicamente scorretta siamo tutti d’accordo. Altrimenti non sarebbe satira, bensì…qualcos’altro. Di meno stuzzicante, meno irriverente e…di sicuro poco interessante. Fin qui credo (o almeno spero) che ci troviamo tutti d’accordo.

Non è passato molto tempo da quando in molti eravamo “Charlie” e lo sbandieravamo, quasi fosse una seconda pelle, sulle nostre bacheche social; e, tutto sommato, era giusto così.

Perché quanto successe nella redazione del settimanale satirico francese, ad opera di quel commando “punitivo” che fece strage al grido di “Allah Akbar”, a causa di qualche vignetta offensiva (forse) nei riguardi dell’Islam, ferì tutto il mondo libero.

Libero di pensiero. Libero di parola. Libero di scrivere. E libero di fare satira.

Cosa è cambiato, allora, dopo che Charlie Hebdo ha pubblicato alcune vignette “satiriche” a proposito del terremoto che ha sventrato il cuore della nostra penisola e ucciso 295 persone?

Sono state molte, infatti, le manifestazioni di indignazione, protesta e shock tra i cittadini italiani. Sfociata, nella mattinata di lunedì 12 settembre, con la denuncia-querela nei confronti del quotidiano d’oltralpe per diffamazione aggravata, depositata presso la procura del tribunale di Rieti da parte del Comune di Amatrice.

Nell’atto, presentato dall’avvocato Mario Cicchetti, in qualità di legale del Comune duramente colpito dal sisma del 24 agosto, si legge: “Si tratta di un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime di un evento naturale. La critica, anche nelle forme della satira, è un diritto inviolabile sia in Italia sia in Francia, ma non tutto può essere ‘satira’ e in questo caso le due vignette offendono la memoria di tutte le vittime del sisma, le persone che sono sopravvissute e la città di Amatrice”…”A nostro avviso, appare assolutamente configurabile il delitto di diffamazione aggravata e non si può ritenere in alcun modo sussistente l’esimente del diritto di critica nella forma della satira”.

Con l’azione legale si chiede che il procuratore della Repubblica di Rieti disponga le indagini al fine di accertare se siano configurabili ipotesi di reato a carico degli autori (Felix e Coco) e dei direttori responsabili della testata.

Un’azione sacrosanta? O un’esagerazione?

L’ira di Amatrice e dei suoi cittadini è per molti versi comprensibile.

Si stava ancora scavando, infatti, quando quei disegni sono apparsi in tutto il mondo. Altresì, il bilancio delle vittime non era ancora definitivo ed in tanti, troppi, stavano ancora piangendo a irrefrenabili singhiozzi i loro morti.

All’ordine del giorno, poi, venivano fuori storie strazianti, come quella dell’infermiere soccorritore che ha estratto dalle macerie i suoi figli morti (VEDI articolo)

…e le tante, emblematiche testimonianze della tragedia. Come quella dello stanco infermiere dell’elisoccorso marchigiano, sconvolto da tanta devastazione (VEDI articolo); come quella della volontaria della Croce Rossa, attonita di fronte a tanto dolore (VEDI articolo).

C’era perciò molta poca voglia di sorridere, di essere stuzzicati e…di satira, tra quelle rovine. Ma  è proprio in quel momento che Charlie Hebdo, settimanale dallo spirito caustico e irriverente (è bene ricordarlo), ha sferrato quel suo pugno nello stomaco; cosa che sa fare con estrema abilità.

Il problema però è un altro, e viene fuori prepotentemente dalla frase “ma tutto non può essere satira” espressa dall’avvocato: è davvero possibile “contenere” la satira? O limitarla? In che modo? Con quali regole o criteri? E chi è che li scriverebbe?

E ancora… Come si può stabilire dove finisce la satira e dove inizia qualcos’altro? È davvero configurabile l’ipotesi di reato contestata dagli avvocati del Comune di Amatrice?

Mi viene da pensare che l’unica strada percorribile per evitare vicende come questa possa essere il buon senso, ma…faccio parte di un popolo, quello italiano, che non mi sembra un gran maestro di questa materia. Quindi perdonatemi, ma faccio seria fatica ad immaginare che il semplice utilizzo del “buon senso” possa risolvere questioni così spinose.

Una cosa è certa: “la critica è un diritto inviolabile”, così come afferma l’avvocato Cicchetti. Un diritto da cui neanche la satira può nascondersi. Così, anche se personalmente mi sento ancora “Charlie”…posso pensare che magari, stavolta, semplicemente, la scelta editoriale sia stata un tantinello infelice… fuori luogo…un po’ affrettata…forse poco studiata…e sicuramente, per noi italiani che l’abbiamo subita, assai poco divertente.

Oggi, martedì 13 settembre, è arrivata la risposta del direttore di Charlie Hebdo alla denuncia: “Non ci fa nessuna paura, di vignette come questa ne abbiamo fatte a decine, è una come un’altra, di umorismo nero. Abbiamo fatto in passato vignette simili su Bruxelles, sul terremoto ad Haiti e nessuno ha protestato, nessun italiano ha protestato“.

Attendiamo ulteriori sviluppi.

Alessio Biondino

Fonti notizia: ANSA, Il Messaggero

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