Recentemente l’Aifa, attraverso una nota, ha segnalato che gli antibiotici ciprofloxacina, levofloxacina, moxifloxacina, pefloxacina, prulifloxacina, rufloxacina, norfloxacina, lomefloxacina, appartenenti alle famiglie dei chinoloni e dei fluorchinoloni siano prescritti con grande cautela poiché in grado di indurre, oltre alle note reazioni avverse a carico del sistema muscolo-scheletrico e del sistema nervoso, la comparsa di gravi patologie a carico dell’aorta. L’Agenzia italiana del farmaco ha inoltre deciso di ritirare dal commercio i medicinali contenenti cinoxacina, flumechina, acido nalidixico e acido pipemidico, che hanno un meccanismo d’azione simile a quello dei fluorochinoloni.
«La decisione dell’Aifa – spiega Roberto Padrini, ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Padova – è stata presa in accordo con l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) dopo che tre differenti studi epidemiologici, condotti in Canada, Taiwan e Svezia, hanno evidenziato un aumento del rischio di aneurisma e dissezione dell’aorta nei pazienti esposti al trattamento con fluorochinoloni. Il meccanismo alla base di queste reazioni avverse è verosimilmente lo stesso che determina il rischio di rottura dei tendini, e cioè una riduzione del contenuto in collagene del tessuto connettivo, che porta ad un indebolimento della parete dei vasi. La frequenza spontanea di tali patologie è molto bassa e i fluorochinoloni la aumenterebbero a seconda degli studi del 66-150%».
Aggiunge Padrini: «Queste recenti segnalazioni suggeriscono di non utilizzare questi farmaci per infezioni lievi, che guarirebbero anche senza antibiotici o che possono rispondere ad antibiotici di altro tipo. E neppure in pazienti che abbiano già avuto reazioni avverse da fluorochinoloni, particolarmente in presenza di fattori predisponenti, quali l’età avanzata, l’insufficienza renale o l’uso contemporaneo di corticosteroidi. I pazienti, quindi, devono essere messi a conoscenza di questo rischio e della necessità di rivolgersi immediatamente al medico nel caso in cui compaiano improvvisamente dolori toracici o addominali».
Molti dei principi attivi oggetto di attenzione nella nota Aifa sono stati per decenni, largamente utilizzati per la cura di cistiti e bronchiti. Non è un caso che la nota abbia invitato tutti i medici prescrittori a non avvalersi di tali farmaci per il trattamento di infezioni non gravi o autolimitanti, quali appunto faringite, tonsillite e bronchite acuta, per la prevenzione della diarrea del viaggiatore o delle infezioni ricorrenti delle vie urinarie inferiori, per le infezioni da lievi a moderate incluse la cistite non complicata, l’esacerbazione acuta della bronchite cronica e della broncopneumopatia cronica ostruttiva – BPCO, la rinosinusite batterica acuta e l’otite media acuta, a meno che altri antibiotici comunemente raccomandati per queste infezioni siano ritenuti inappropriati.
«In Italia, purtroppo, si fa un abuso nella prescrizione degli antibiotici e anche di chinoloni e fluorochinoloni, con dati variabili da regione e regione, ma in ogni caso è indispensabile che ogni medico riveda attentamente le proprie abitudini prescrittive», commenta Alessandro Rossi, membro della Società italiana di medicina generale e responsabile dell’area relativa all’antibioticoresistenza. Proprio il medico di medicina generale, è spesso il primo a essere interpellato e a rapportarsi con i pazienti per i malesseri fin qui trattati. «La nota Aifa – prosegue Rossi – richiama ogni prescrittore a valutare con grande attenzione la terapia farmacologica che intende prescrivere. È bene ricordare che di fronte a una cistite acuta non complicata non è necessario ricorrere a un chinolone o un fluorochinolone: basta raccomandare una corretta idratazione e prescrivere antibiotici a base di cotrimossazolo o fosfomicina. Se invece l’infezione è complicata, non è impossibile prescrivere gli antibiotici chinolonici, ma bisogna valutare l’effettiva utilità caso per caso».
Nessun allarmismo quindi, ma solo tanto buon senso. «Lo stesso discorso – conclude lo specialista – è valido anche per le bronchiti. Se non vi sono complicanze di sorta, vi sono antibiotici, diversi dai chinoloni, molto efficaci. Sicuramente una faringite o una tonsillite non deve essere affrontata con chinolone o un fluorochinolone. In caso di complicanze importanti, invece, il loro utilizzo si rende spesso indispensabile. Anche in questo caso l’esperienza del medico è fondamentale per dirimere correttamente il problema».
Redazione Nurse Times
Fonte: www.lastampa.it
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