CoAS medici: “Affidare il triage agli infermieri è una ricetta pericolosa”

Gli infermieri sono stanchi di ricevere l'ennesimo attacco alla propria professionalità con comunicati che non fanno altro che generare confusione e tensione nell'opinione pubblica, alimentando quel clima che porta ad atti di violenza nei confronti di tutti gli operatori sanitari

E’ guerra tra le professioni: con un nuovo comunicato stampa il sindacato rivendica il ruolo centrale del medico nei pronto soccorso

Ci risiamo, il sindacato di medici dirigenti CoAS torna all’attacco delle nuove disposizioni che attribuiscono maggiori responsabilità agli infermieri in tema di triage. Lo fa attraverso il seguente comunicato stampa, che bissa quello dal contenuto analogo diffuso a fine luglio.

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“Dopo le sentenze della Corte di Cassazione su due infermieri che hanno dato una valutazione errata sul codice da attribuire ai pazienti (che sono morti) vogliamo ribadire con fermezza che – pur rispettando il ruolo dell’infermiere – quello del medico rimane centrale soprattutto in un pronto soccorso e nel triage di quel pronto soccorso. Queste arrivate alla stampa, sembrano proprio due morti evitabili senza l’errata valutazione iniziale. Tutto ciò potrebbe garantire meglio gli utenti perché dalla parte del medico c’è una specifica preparazione medico scientifica orientata a una rapida diagnosi differenziale, prevista dal percorso di studi e dal successivo percorso esperienziale, radicalmente differente dalla preparazione prevista per gli infermieri.

Già a luglio avevamo denunciato il fatto che le Linee guida inviate dal ministero della Salute alle Regioni sono a dir poco preoccupanti. Quando chiedevamo una soluzione per i problemi che si vivono ogni giorno nei pronto soccorso, non avremmo mai pensato che il problema della carenza di medici sarebbe stato risolto delegando le responsabilità al personale infermieristico. Troviamo particolarmente allarmante che l’infermiere del triage abbia la possibilità di somministrare in autonomia farmaci, in quanto si sconfina in una sorta di esercizio abusivo della professione medica: con queste linee guida vanno a ricadere sulle spalle degli infermieri responsabilità importanti, per le quali sono stati sottoposti a tutti i tre gradi di processo; per queste responsabilità è necessaria una formazione medica, derivante solo da anni di studi.

L’osservazione breve intensiva (OBI) a completa gestione infermieristica, con il medico presente per soli 60 minuti al giorno, e l’assegnazione delle priorità del triage sotto la responsabilità infermieristica sono una ricetta pericolosa per tutti e contagiosa per le aziende in difficoltà economica: per i medici, per gli infermieri, ma soprattutto per i pazienti, che possono pagare con la vita un errore clinico.

Il sistema sanitario funziona se ognuno ha la possibilità di svolgere al meglio il ruolo per cui è preparato: gli infermieri rivestono ruoli e funzioni fondamentali all’interno del SSN, ma devono essere messi in condizione di lavorare in stretta collaborazione con il medico, senza il peso di decisioni che sono stati preparati ad assumere in un corso tecnico, ma non lungo quanto una specializzazione di cinque anni. Solo così il pronto soccorso può essere una macchina perfettamente funzionante per assicurare il miglior servizio possibile ai pazienti”.

Gli infermieri sono stanchi di ricevere l’ennesimo attacco alla propria professionalità con comunicati che non fanno altro che generare confusione e tensione nell’opinione pubblica, alimentando quel clima che porta ad atti di violenza nei confronti di tutti gli operatori sanitari.

Gli infermieri, i medici e tutti gli operatori sanitari dovrebbero lavorare insieme per migliorare le organizzazioni del lavoro favorendo la coevoluzione delle professioni, con un unico obiettivo: puntare al soddisfacimento di quel bisogno di sdalute sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione.

Per tutti questi motivi, rimandiamo al CoAS l’ennesimo attacco agli infermieri ed invitiamo chiunque voglia esprimersi su questo tema ad inviarci il proprio contributo a redazione@nursetimes.org

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