CdL Infermieristica

Come è possibile che dopo 3 anni di università nei quali si insegna l’assistenza personalizzata, si arrivi a non avere il tempo di guardare in faccia un anziano?

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una collega contente un interessante quesito al quale proveremo rispondere.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una collega contente un interessante quesito al quale proveremo rispondere.

L’autrice è una giovane collega neolaureata che si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro:


Buonasera, sono un’infermiera che si è approcciata al mondo del lavoro da poco tempo (essendomi laureata nell’Aprile dello scorso anno). Volevo riportavi la mia esperienza lavorativa e chiedervi anche se questa situazione sia accettabile oppure no.

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Lavoro in Piemonte, in una casa di riposo che ospita 80 anziani, di cui 60 come RSA e 20 (circa) come nucleo di continuità assistenziale (quindi ospiti ad alta intensità che hanno il diritto ad avere un mese di servizio interamente pagato dall’ASL).

In turno c’è solamente un infermiere (senza contare il coordinatore infermieristico) per tutti gli ospiti. Il turno del mattino, dal Lunedì al Venerdì, è dalle 7:00 alle 12:30 (5 ore e 30 minuti) mentre il pomeriggio dalle 15:00 alle 21:00 (6 ore) e la notte dalle 22:30 alle 6:30.

Per poter prendere almeno le consegne dal collega che smonta dalla notte (visto che rientriamo dal riposo) e per riuscire a finire entro le 12 e 30 il proprio turno, veniamo 45 minuti prima dell’orario di lavoro (il tutto non pagato, al fine unico di garantire un buon servizio) dal mese di Luglio.

Il direttore sanitario della struttura dice di non essere stato a conoscenza di questo fino ad un paio di settimane fa.

Il coordinatore è presente dal Lunedì al Venerdì e ricopre un turno che va dalle 7 del mattino alle 3 del pomeriggio senza mai uscire dall’infermeria per aiutare nella pratica infermieristica i colleghi, tant’è vero che tra le 12:30 e le 15:00, lasso di tempo in cui l’infermiere turnista non è presente in struttura, si blocca qualsiasi tipo di servizio infermieristico nonostante la presenza del coordinatore.

Per quanto riguarda il Sabato, la Domenica ed i giorni di festa l’infermiere (questa volta davvero da solo) copre un turno di 8 ore, mattino, pomeriggio o notte che sia.

Al mattino abbiamo molta terapia da somministrare e tante medicazioni (anche complesse, che possono richiedere anche 20-30 minuti nei casi più complessi) da eseguire, mentre il coordinatore si occupa della farmacia e parafarmacia.

Ci ritroviamo spesso a lavorare anche per lunghi lassi di tempo in mancanza di materiale (una volta senza l’insulina, l’altra senza le siringhe per l’insulina, ed ancora senza bende biadesive, garze grasse, garze betadinate, talloniere etc…).

Durante una recente riunione di équipe, abbiamo fatto notare che non abbiamo il tempo materiale per fare tutto quello che facciamo al mattino in 5 ore e 30 minuti, e ci è stato risposto che, in quanto professionisti della salute, è nostra responsabilità completare il lavoro da svolgere, anche oltre l’orario previsto da contratto.

Inoltre per tre mesi consecutivi siamo rimasti con un’unità in meno (visto che una collega è entrata in maternità) coprendo turni folli, anche fino a 12 ore al giorno!

Sono stati necessari mesi per rispondere ad un’esigenza di questo tipo!

Mi domando che tipo di assistenza si possa offrire in queste condizioni. Trovo assurdo che dopo aver studiato e faticato tanto per ottenere una laurea in infermieristica e svolgere questa professione ci si scontri con un mondo del lavoro totalmente apatico di fronte alle esigenze del professionista e, di conseguenza, dell’assistito.

Tutto ciò mi delude molto e tante volte mi fa sentire insoddisfatta del lavoro che svolgo all’interno della struttura.

Come è possibile tutto questo?
Come è possibile che dopo 3 anni di università nei quali si insegna l’assistenza personalizzata, si arrivi a non avere il tempo di guardare in faccia un anziano a causa dei tempi così ristretti?

La disamina della collega ha evidenziato numerose problematiche sicuramente condivisibili da molti altri infermieri.

Sicuramente il numero di pazienti è assolutamente proibitivo. Un solo infermiere non potrà mai assistere in maniera adeguata 80 pazienti complessi in sicurezza.

Il Coordinatore Infermieristico non collabora in alcun modo con l’infermiere presente in turno, un atteggiamento che si allontana dal concetto di equipe…

Non si spiega come sia possibile che manchino farmaci e presidi sanitari considerato che (come riferito dalla collega), il coordinatore non faccia altro che gestire gli ordini di materiali per l’intera durata dell’orario di servizio.

Il suggerimento di fermarsi oltre al termine dell’orario di servizio (per completare medicazioni, somministrazione di farmaci etc…) è altrettanto mostruoso ed illecito.

Non è ammissibile che un datore di lavoro o un Coordinatore Infermieristico consiglino o obblighino un infermiere a regalare il proprio lavoro decidendo in quale modo un professionista debba trascorrere il proprio tempo libero ed extra-lavorativo.

Cosa potresti fare per contrastare questa situazione?

Potresti richiedere l’intervento di un Sindacato oppure potresti rivolgerti ad un legale rappresentante o ad un associazione che tuteli i diritti dei lavoratori. Potresti denunciare le molte irregolarità al tuo collegio provinciale Ipasvi o rivolgerti alla Procura della Repubblica.

Considerata la situazione contrattuale descritta in forma privata, qualsiasi tentativo di controbattere a queste evidenti irregolarità potrebbe avere conseguenze catastrofiche sulla tua carriera lavorativa in questa RSA.

Potresti farti terra bruciata attorno, qualora fossi l’unica a denunciare, potresti essere vittima di dispetti da parte di colleghi, potresti subire bullismo fino ad arrivare al vero e proprio mobbing. Potresti subite lettere di contestazione di addebito immotivate e richiami disciplinari insensati.

Se sei disposta ad affrontare tutto ciò con la speranza di riuscire a far cambiare una realtà lavorativa che opera con queste modalità da decine di anni, allora va avanti per la tua strada.

Le alternative sono abbassare la testa ed accettare ogni sopruso oppure iniziare a guardare ad altri orizzonti lavorativi, con la speranza di riuscire a contrastare la marea di infermieri in cerca di lavoro.

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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