Massimo Randolfi

Coronavirus e variante inglese: minime le differenze in percentuale tra i sintomi

Lo ha stabilito uno studio britannico pubblicato dall’Office Office for National Statistics.

Ormai tutti conosciamo i sintomi tipici del coronavirus: mal di testa, spossatezza, mal di gola, febbre, dolori muscolari, perdita di gusto e olfatto, problemi respiratori. E sappiamo che ne può comparire più di uno, oppure nessuno (pazienti asintomatici).

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Ma ci sono differenze tra i sintomi del ceppo originale e quelli della cosiddetta variante inglese? Alla domanda ha risposto uno studio, pubblicato dall’Office Office for National Statistics, che copre un periodo di tempo compreso tra il 15 novembre 2020 e il 16 gennaio 2021.

Analizzando i dati di migliaia di pazienti britannici positivi al Covid-19 e sintomatici, gli scienziati hanno stilato una tabella che evidenzia, in termini percentuali, le differenze di sintomi tra i casi di positività “classica” e quelli relativi alla variante inglese. Tali differenze sono davvero minime, tant’è vero che solo l’analisi genomica può offrire la certezza del ceppo virale contratto.

Redazione Nurse Times

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