Coronavirus, Opi Udine: “Le Rsa vanno riorganizzate”

Il presidente Stefano Giglio propone di limitare la gestione esternalizzata del personale e di introdurre le figure del direttore sociosanitario e del coordinatore infermieristico.

“Riorganizzare le strutture residenziali per anziani, ovvero le realtà più colpite dal coronavirus per tipologia dei pazienti ospitati, gran parte dei quali non autosufficienti. Con questo obiettivo, l’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Udine, nella persona del presidente Stefano Giglio, ha indirizzato una missiva urgente all’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi.

Obiettivo è proporre un nuovo assetto organizzativo delle Rsa; limitando la gestione esternalizzata del personale e introducendo le figure del direttore sociosanitario e del coordinatore infermieristico”.

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Così il presidente di Opi Udine, propone in una nota le soluzioni a suo dire più opportune per evitare che l’incubo coronavirus torni a colpire duramente gli ospiti e gli infermieri delle Rsa friulane.

Aggiungendo: “L’esperienza vissuta in questi mesi a causa della pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova le organizzazioni del sistema case di riposo della nostra regione.

Tra i problemi più evidenti si osserva come la difficoltà nel reclutamento di personale (soprattutto infermieristico); unita alla parziale o totale assenza di una figura di coordinamento, abbia contribuito alla difficile gestione degli eventi legati al coronavirus”.

Ecco, dunque, le misure auspicate da Opi Udine per la creazione di un riorganizzazione in seno alle residenze per anziani, che potrebbe diventare un modello di riferimento anche per le altre Regioni italiane:

  • introduzione della figura del direttore sociosanitario;
  • introduzione del coordinatore infermieristico in ogni struttura;
  • adeguamento degli organici presenti e riduzione del turn-over di personale;
  • introduzione della figura del MMG in modo stabile all’interno delle strutture.

Come immediata ricaduta di queste azioni, si prevedono: un migliore utilizzo delle risorse, conseguente alla riduzione delle chiamate al Nue 112/emergenza; un calo di eventi avversi legati all’assistenza; una riduzione dei rischi legati ai possibili maltrattamenti subiti dagli ospiti delle strutture.

Per Opi di Udine, infine, è necessario “prevedere che anche le strutture non facenti capo al Sistema sanitario regionale (privato puro) adottino protocolli operativi simili a quelli in atto nella gestione pubblica.

Al fine di garantire gli stessi standard di qualità nella presa in carico dei problemi di salute, e al fine di uniformare le modalità operative e garantire allo stesso tempo i medesimi esiti per l’utente”.

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