Coronavirus, Sileri tra prudenza e ottimismo

Il viceministro della Salute a tutto campo sul tema dell’epidemia in Italia.

“Sono d’accordo con gli scienziati. Io avevo detto sì all’aumento degli spettatori, ma solo con un rispetto rigidissimo delle regole e con la garanzia di controlli rigorosi: mille persone in uno stadio sono poche, ma anche così va fatto rispettare il distanziamento, va indossata la mascherina e ovunque vanno vietati gli assembramenti, all’interno e all’esterno degli impianti. Un’apertura con più pubblico è certamente auspicabile, ma con molta gradualità. Quindi è bene aspettare e vedere come evolve l’epidemia”. Così il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri ha commentato il no del Comitato tecnico scientifico all’apertura degli stadi al 25%.

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“Credo che ci sarà un aumento dei contagi – ha proseguito –. Entro i primi dieci giorni di ottobre potremo vedere gli effetti dell’apertura delle scuole, ma se riusciremo a tenere sotto controlli i focolai e l’aumento sarà graduale, il Sistema sanitario non sarà sotto pressione. Non bisogna mollare la presa, con la stagione invernale arriveranno anche le sindromi influenzali e dobbiamo stare attenti a non intasare i pronto soccorso”.

Come distinguere un raffreddore dai sintomi dell’infezione da coronavirus? Risponde il viceministro: “Tamponi e test rapidi: ne stiamo facendo molti, ma dobbiamo triplicarli. Dobbiamo migliorare e aumentare la diagnostica. E ai primi sintomi sospetti restare a casa e chiedere di fare i test. In questa situazione è sbagliato pensare che è solo un raffreddore”.

Ciò non significa che al primo starnuto ci si debba rinchiudere in isolamento: “No, questo va evitato assolutamente. Non dobbiamo lasciare le persone in casa, ma far sì che abbiano una risposta in brevissimo tempo. Oggi per il risultato di un tampone ci vogliono anche più di due giorni, con il rischio di intasare gli ospedali, anche in caso di negatività. Oltre ai tamponi, ci sono i test salivari che si usano già negli aeroporti e ora anche a scuola: sono più economici, danno il risultato quasi in tempo reale ed evitano una quarantena inutile”

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E sulla riduzione della quarantena? “Sono d’accordo per chi ha avuto solo contatti indiretti con un positivo. Oggi conosciamo di più il virus e sappiamo che l’incubazione è tra i quattro e i sei giorni. Quindi già al settimo giorno si può fare un tampone e sapere se si è positivi. In caso negativo, isolarsi per altri sette giorni è inutile. Oggi vengono messe in quarantena troppe persone. Diverso il discorso per chi è positivo: per loro la quarantena di due settimane è giusta”.

Infine uno sguardo all’immediato futuro: “Non dobbiamo avere paura perché siamo pronti. In Italia i casi di Covid aumentano molto lentamente e la nostra situazione è migliore rispetto a quella degli altri Paesi europei. Anche i ricoveri in terapia intensiva aumentano molto lentamente: sono ancora pochi e il sistema non è sotto pressione. Dobbiamo continuare a rispettare le regole, ovvero uso della mascherina, distanza di sicurezza e lavaggio delle mani. Avremo un inverno impegnativo. Avremo un inverno impegnativo perché dovremo gestire le sindromi influenzali. Quindi invito a fare il vaccino, e allo stesso tempo la diagnostica per quanto riguarda i casi Covid. Ma abbiamo anche regole che ci consentono di ridurre il rischio di contagio. Rispettiamole con consapevolezza e meno apprensione”.

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