Coronavirus, task-force del ministero sempre al lavoro. Cina sotto accusa: allarme tardivo.

Il punto sulla situazione in Italia e le accuse al Paese asiatico, che avrebbe fornito informazioni solo due settimane dopo l’esplosione dell’epidemia.

Si è riunita ieri mattina la task-force del ministero della Salute su Covid-19. Alla presenza del ministro Roberto Speranza, si è fatto il punto sulle procedure e i controlli relativi a tutti gli italiani rimpatriati finora da Wuhan, che procedono regolarmente. Si è inoltre dato mandato al tavolo tecnico-scientifico di valutare le procedure sanitarie da mettere in atto per l’eventuale ritorno degli italiani a bordo della nave da crociera Diamond Princess, ferma in Giappone. Il tavolo ha esaminato i numeri riferiti dalla Protezione civile in merito ai controlli finora eseguiti nei porti e negli aeroporti italiani: oltre 1 milione e 200mila i passeggeri a cui è stata controllata la temperatura dall’inizio dello screening negli aeroporti; oltre 54mila i passeggeri e 20mila i membri degli equipaggi controllati dalle navi; oltre 3.300 i medici, gli infermieri e i volontari impegnati nei controlli. Intanto la Cina cerca di tranquillizzare: i nuovi casi di coronavirus sono diminuiti ieri nel Paese, a dimostrazione del fatto che gli sforzi messi in atto da Pechino per tenere sotto controllo il contagio iniziano a produrre risultati concreti. Questo almeno quanto sottolineano fonti ufficiali. È polemica, però, sulla tempestività della reazione e delle informazioni, essendo emerso che l’esplosione del virus era già stata rilevata dalle autorità cinesi ben prima che venisse dato l’allarme a livello nazionale, rendendo così nota la situazione a livello internazionale. Lo stesso presidente Xi Jinping era stato informato della gravità della situazione almeno due settimane prima dell’allarme. Tanto che il leader aveva garantito in un discorso a inizio febbraio con la leadership nazionale di «avere dato istruzioni scritte e verbali»
fin dal 7 gennaioe di aver personalmente ordinato la quarantena per i 60 milioni di abitanti della provincia di Hubei, epicentro del contagio, più tardi, lo stesso mese. Il video del discorso è apparso sabato sul sito di Qiushi, pubblicazione ufficiale del Partito Comunista. Allora non era stata diramata alcuna informazione pubblica sul virus. Solo il 20 gennaio Xi aveva fatto riferimento al contagio con una direttiva che chiedeva ai comitati locali del Partito e alle amministrazioni di adottare misure per arginare la diffusione dell’epidemia: «Dai giorni del Capodanno cinese a oggi la prevenzione e il controllo della situazione è stata la mia preoccupazione principale. Ho tenuto sotto controllo l’evoluzione dell’epidemia e delle misure di contrasto, dando continue istruzioni verbali e scritte». Il sito pubblica separatamente anche una timeline del coinvolgimento di Xi nell’opera per frenare l’epidemia. L’Organizzazione mondiale della sanità era stata avvisata il 31 dicembre dalle autorità cinesi di un focolaio di “polmonite di origine sconosciuta”, rilevato a Wuhan. La scelta di pubblicare il video del discorso sembra essere stata dettata dall’esigenza di rispondere alle critiche nei confronti del presidente di aver sottovalutato la situazione. Ma ora rischia di alimentare le polemiche sui ritardi nella denuncia da parte di Pechino della gravità del contagio. Redazione Nurse Times  
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