CdL Infermieristica

Degenza a Didattica Integrata: reparto che prepara il tirocinante al demansionamento o che ne migliora autonomia e ragionamento?

Si In seguito al precedente articolo pubblicato su Nurse Times dal titolo “Nasce il 1° reparto gestito da tirocinanti e infermieri: strumento formativo o sfruttamento degli studenti?” molti studenti, ed ex studenti si sono rivolti alla nostra redazione per riportare le loro personali testimonianze di quanto vissuto nel reparto di Degenza a Didattica Integrata dell’ospedale Alto Vicentino.

Riportiamo di seguito la testimonianza di Andrea Barausse, tirocinante presso il reparto indicato.

Benvenuto Andea, come descriveresti la tua esperienza in questa particolare realtà?

Lo studente viene messo in prima linea, si assume maggiormente la responsabilità delle sue azioni, pur essendo comunque sorvegliato dall’infermiere.

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Può relazionarsi maggiormente con i medici perché è lo studente stesso ad occuparsi del paziente in maniera diretta ed è tenuto a conoscere tutta la sua storia e il suo percorso.

Inoltre può avviare pratiche (ovviamente sempre sotto un adeguato controllo) che in altri reparti di solito fa l’infermiere, spesso senza che lo studente se ne accorga quali l’attivazione dell’ADI o altre procedure post-dimissione e può (anzi deve) redarre il diario clinico dei suoi pazienti (avendo comunque un controllo su cosa è stato scritto e sulla completezza). È una U.O. didattica, con pochi pazienti per cui c’è più tempo per discutere sull’assistenza, per seguire a pieno le linee guida e quant’altro.

È vero che gli studenti eseguono quotidianamente l’assistenza di base come l’igiene del paziente. I pazienti ne ottengono comunque beneficio perché, avendo più tempo, possono fare ad esempio più docce a settimana, si cerca di curare maggiormente l’aspetto esteriore e incentivare il paziente all’autocura senza sostituirsi ad esso.

Vengono poi svolte anche attività di organizzazione base, ad esempio raccogliere i menù dei pasti. Questo ha anche il suo lato positivo se viene considerato come attività per far capire al paziente cosa scegliere, osservare il grado di comprensione e vedere se c’è la necessità di fornire maggiori informazioni su dieta o altro. Lo studente impara in questo modo cosa vuol dire guardare il paziente nella sua totalità e capire come stia il paziente.

Si prende cura di lui in toto (come viene fatto anche in Finlandia ad esempio). Vengono applicate anche scale infermieristiche che solitamente non verrebbero usate in altri reparti (MMSE, scale per il sonno, MNA, scale per ansia e depressione, ecc.), ragionando sull’accertamento mirato e sulla pianificazione assistenziale. Inoltre sono sempre gli studenti a dare la consegna infermieristica al cambio turno, aumentando autonomia e preparazione. A tal proposito gli studenti vengono invitati a esporre i loro dubbi e le loro maggiori incertezze (su procedure, conoscenze o altro) per poter migliorare.

È anche possibile fare pratica sul manichino, posto in una stanza all’interno del reparto, o discutere i dubbi con l’infermiere. Si discute poi dei pazienti e della loro assistenza anche con le tutor del Corso di Laurea, durante alcuni briefing in reparto (solitamente due studenti alla volta durante il turno di mattina, mentre infermiere e gli altri due studenti rimangono in reparto).

Caregiver e paziente vengono istruiti in maniera “diversa”. Non che l’educazione non venga fatta in altri reparti, ma essendoci più tempo si ha la possibilità di imparare meglio come educare e ottenere dei feedback, mentre assistito e caregiver si sentono più a loro agio nel porre quesiti, hanno “più tempo” per capire come fare le cose e/o ripassare assieme a studente/infermiere.

Questa è spesso una possibilità che in altre realtà viene a mancare per minor tempo e maggior carico di lavoro. Sempre a proposito del fattore tempo, durante terapia o momenti più tranquilli, gli infermieri pongono domande di ogni tipo agli studenti. Questo permette di capire anche i punti più critici riguardo la loro preparazione. Sarà poi lo studente che andrà a ripassare/approfondire determinati aspetti in cui è più carente.

E’ infine possibile osservare casi clinici diversi, con pazienti provenienti da svariate U.O. (generalmente Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Neurologia).

Quali consideri essere gli aspetti negativi di questa realtà?

Per quanto riguarda alcuni deficit, considererei non tanto lo sfruttamento dello studente sulla tipologia di attività assistenziali svolte, ma piuttosto il fatto che essendo un reparto didattico aperto 365 giorni all’anno, non vengono garantiti i periodi di “pausa” scolastica, previsti dal Corso di Laurea e applicati per le altre sedi.

In alcuni momenti sarebbe forse opportuno che fosse il personale dell’ospedale a coprire i turni, in quelle settimane all’anno in cui gli studenti hanno diritto alla sospensione delle attività didattiche. Questo sarebbe utile per garantire certe possibilità come dedicarsi allo studio per gli esami (che sono a una sola settimana di distanza dalle lezioni e accumulati tutti in pochi giorni). La nota negativa maggiore era appunto questa.

Altra piccola nota negativa sono le attività come la pulizia dei letti e la sanificazione dell’unità di degenza dopo la dimissione del paziente che non sono prettamente formative e che dovrebbero essete svolte dal personale di supporto.

Confrontandomi con alcuni (pochi in realtà) colleghi, il feedback per l’esperienza è complessivamente positivo. Nonostante un’iniziale titubanza prima di svolgere tirocinio in DID, poi si scopre che ne vale la pena.

Anche il parere dei pazienti mi risulta essere buono, i quali spesso gratificano studenti e personale per la buona preparazione e la grande disponibilità nei loro confronti.

Altro fattore da tenere in considerazione, però, è che l’esperienza in DID non dovrebbe togliere l’opportunità di vedere altri reparti. Provo a spiegarmi: personalmente ho svolto tre mesi di tirocinio in DID, uno per ogni anno. Ogni anno ho sviluppato un aspetto diverso ed è stato utile. Ho apprezzato il fatto che, oltre alla DID, ho potuto svolgere il tirocinio presso altre 3 U.O. nello stesso anno, avendo così la possibilità di vedere più realtà… opportunità che ad altri compagni è mancata.

Ringraziamo Andrea Barausse per la preziosa testimonianza. Da quanto è emerso questa realtà presenta sicuramente molti aspetti positivi ma altrettante gravi carenze organizzative che costringono il tirocinante a demansionamento costante e continuativo.

Restiamo sempre disponibili a ricevere una comunicazione ufficiale da parte degli organizzatori del progetto riguardante la Degenza a Didattica Integrata.

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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