Duro colpo alla camorra: 126 arresti. Coinvolto il San Giovanni Bosco di Napoli

Il ministro Grillo: “Lucrare sulla pelle dei malati è la cosa più immorale che si possa immaginare. Si deve immaginare di sciogliere l’ospedale per infiltrazione mafiosa”.

All’alba di ieri un’imponente operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli ha portato all’esecuzione su tutto il territorio nazionale di 126 provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura partenopea, nei confronti di appartenenti ai clan Contini, Mallardo e Licciardi. L’attività di indagine è stata condotta anche con l’apporto investigativo della polizia e della Dia. Contestualmente, inoltre, la guardia di finanza ha sottoposto a sequestro l’ingente patrimonio illecitamente accumulato dai clan.

“Alcuni arresti hanno riguardato l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, quello delle formiche. Domani (oggi, ndr) sarà convocato il Comitato nazionale per la sicurezza e l’ordine pubblico: ci sarà il procuratore Melillo che ha seguito le indagini, e chiedo già di porre attenzione su questo ospedale. Se è necessario, e a mio avviso lo è, si deve convocare il Comitato di accesso e immaginare di sciogliere per infiltrazione mafiosa l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. E dare ai cittadini, finalmente, una sanità degna di questo nome”. Ad affermarlo è il ministro della Salute, Giulia Grillo, in un video postato su Facebook (GUARDA).

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“La camorra – denuncia il ministro – aveva fatto dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli una sua base logistica. Aveva deciso di lucrare sulla pelle dei malati, la cosa più immorale che si possa immaginare. Ora basta, la camorra non può tenere in ostaggio la sanità campana. Lo Stato c’è e il segnale che arriva oggi è importantissimo. È evidente che negli anni c’è stato qualcuno che avrebbe dovuto avere più coraggio. Ora i cittadini di Napoli devono sapere che dalla loro parte ci sono tutte le istituzioni, incluso il ministero della Salute”.

LE AMBULANZE CON I PAZIENTI MORTI – Ambulanze che trasportano pazienti già deceduti in ospedale per permettere ai famigliari di “portarseli a casa” dietro compenso tra i 400 e i 500 euro, “tutti a nero”. È uno dei particolari, emersi dalle indagini sull’alleanza di Secondigliano e, in particolare, sull’ingerenza del clan camorristico Contini sulle attività dell’ospedale San Giovanni Bosco, definito dal procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo, “sede sociale del clan”. In un passaggio dell’ordinanza del gip vengono riportate le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che, nel 2015, parlava di “direttori sanitari sempre a disposizione del clan e pronti ad accettarne le imposizioni” e di “medici che hanno prestato la propria opera per feriti da arma da fuoco del clan che non dovevano passare in ospedale”.

In pratica, secondo quanto riferito agli investigatori, le ambulanze di una ditta privata gestita dal clan sfruttavano la volontà dei familiari dei pazienti deceduti in ospedale di riportare il defunto a casa, cosa non possibile per chi è morto in ospedale. Venivano quindi truccate le carte per far apparire le dimissioni da vivo e il deceduto veniva trasportato in ambulanza fino a casa. Per il “servizio” la tariffa era tra i 400 e i 500 euro. “Chiaramente, perché tutto andasse in porto – spiega il collaboratore di giustizia –, vi era anche la collusione dei medici, che non fanno apparire la morte in ospedale”.

L’APPELLO DELL’ORDINE DEI MEDICI – “L’azione dello Stato ha liberato un presidio cruciale nell’assistenza territoriale nella città di Napoli dal giogo del malaffare – commenta Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli –. Come presidente dell’Ordine dei medici, ritengo sia ora importante ricordare anche quanti sforzi e quanto sacrificio vi sia dietro questo risultato. Al di là dell’azione encomiabile delle forze dell’ordine e della magistratura, non ci si deve dimenticare del duro lavoro al quale sono sottoposti i medici di quel presidio, uomini e donne che hanno subito negli anni moltissime mortificazione professionali e che, nonostante tutto, non hanno mai smesso di tenere fede al giuramento prestato”. Secondo Scotti, ” bisogna disinnescare pericolose dinamiche di banalizzazione dei fatti che potrebbero portare a una criminalizzazione dei medici”.

Scotti ricorda inoltre: “Se è vero che i clan hanno trovato negli anni terreno fertile all’interno del San Giovanni Bosco, altrettanto vero è che i primi a rispondere all’appello anticamorra lanciato dal commissario Ciro Verdoliva nei mesi scorsi sono stati proprio i medici. Uomini e donne che hanno subìto aggressioni e intimidazioni, e che, nonostante tutto, non hanno mai abbassato la testa. Il San Giovanni Bosco sta vivendo un profondo periodo di cambiamento in positivo. La speranza è che si continui in questo senso e che anche i cittadini comprendano sempre l’esigenza di un’alleanza forte. Solo ricordandosi di essere tutti dalla stessa parte si potrà sperare di avere una sanità migliore”.

Redazione Nurse Times

Fonte: AdnKronos

 

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