Gli Infermieri Militari in Italia sono una grande realtà, molto dinamica ed organizzata
Spesso acquisiscono competenze sul campo differenti rispetto all’ambito civile. Facciamo l’esempio dell’Infermiere dell’Esercito Italiano.
La Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, anche quest’anno organizza un appuntamento con i colleghi in divisa militare e di polizia. L’evento avrà luogo a Roma il prossimo settembre.
Di recente è stato emanato un Concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento, a nomina diretta, di 38 Marescialli dell’Esercito Italiano da immettere nei Ruoli Marescialli dell’Esercito con la Specializzazione Sanità, di cui 20 (venti) posti con incarico principale/posizione organica di Infermiere.
Le prove di selezione si terranno presso il Centro di Selezione e Reclutamento Nazionale dell’Esercito (Viale Mezzetti 2, Foligno – PG).
Il Titolo di studio richiesto è quello della Classe delle lauree in professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica/o (L/SNT1), nell’ambito della professione sanitaria di infermiere.
In ambiente militare, purtroppo l’Infermiere non è riconosciuto nel suo ruolo dirigenziale, risultando inquadrato esclusivamente nel ruolo sottufficiali, una sperequazione ingiusta che non colpisce però altre famiglie professionali (VEDI).
Accade anche per i colleghi dell’Esercito, la cui formazione è obbligatoria e dura ben 4 anni (devono seguire un Corso di Laurea in Infermieristica e 1 anno integrativo).
In un convegno di qualche mese fa a Roma organizzato dalla Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi (VEDI) sul tema “L’Infermiere Militare nelle Forze Armate e di Polizia: uno sguardo al passato, una riflessione sul presente ed una considerazione sul futuro” (29 aprile 2016), insistentemente voluto dalla presidente nazionale Barbara Mangiacavalli, è emersa prepotentemente la necessità di riformare il settore infermieristico in ambito militare, fornendo ai colleghi in divisa il giusto riconoscimento del ruolo, dello stipendio e perché no, del prestigio sociale e culturale.
Nella Capitale si è assistito all’intervento del Primo Maresciallo Tarquinio Fornari, che ha fatto il punto sulla situazione in Italia: l’Infermiere dell’Esercito Italiano non fa riferimento al Profilo Professionale del 1994 (Decreto Ministeriale n. 739/94), bensì alla Legge n. 833 del 1978, che ha dato origine al moderno Sistema Sanitario Nazionale, e al D.Lgs 15 marzo 2010, n. 66, ovvero il Codice dell‘Ordinamento Militare (art. 208 – Possesso abilitazione e titoli esercizio professione sanitaria; art. 211 – Obbligo Formazione continua; art. 212 – Legge 1° febbraio 2006, n. 43; art. 213 – Speciali competenze nelle aree operative).
Il primo maresciallo Fornari al termine del suo intervento è stato piuttosto preciso, per il futuro della categoria occorre che:
L’Infermiere dell’Esercito ha diverse competenze, offre sostegno alle operazioni in ambito di crisi nazionali ed internazionali e coadiuva l’Ufficiale Medico per l’addestramento dei soccorritori militari.
Come si legge dalle slide di Fornari esso si occupa prevalentemente di:
Se avete intenzione di diventare Infermieri dell’Esercito Italiano dovete già essere militari e frequentare obbligatoriamente e propedeuticamente un anno di corso cosiddetto “di orientamento”.
Si tratta di ben nove mesi di formazione su:
A cui fanno seguito:
Superato il primo anno propedeutico obbligatorio, l’aspirante Infermiere dell’Esercito Italiano è chiamato a frequentare per il Corso di Laurea in Infermieristica (la classica Triennale presso l’Ateneo convenzionalo di “Tor Vergata” a Roma).
Purtroppo no, occorrerà successivamente seguire e superare un Corso speciale di Traumatologia Operativa e un Corso intensivo di Lingua Inglese. Solo dopo questa fase si otterrà l’assegnazione iniziale, che spesso non è quella definitiva.
Gli Infermieri dell’Esercito Italiano hanno la possibilità di aggiornarsi continuamente sui nuovi ritrovati tecnici e sulle nuove scoperte scientifiche grazie all’apporto degli esperti della Scuola di Sanità e Veterinaria di Roma (meglio conosciuta nell’ambiente come Sanivet).
Andrea Delle Foglie
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