Lazio, buona parte della costa è inquinata

Lo rivelano i tecnici di Goletta Verde. Cattiva depurazione e scarichi illegali, ma anche smaltimento improprio di oli esausti, le cause principali del disastro ecologico.

Su 24 punti monitorati lungo le coste del Lazio, dieci sono risultati “fortemente inquinati” e due “inquinati”. Responsabili dell’inquinamento microbiologico che arriva a mare sono canali e foci, a causa della cattiva depurazione o della presenza di scarichi illegali. Lo rivelano i tecnici di Goletta Verde, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.

Le situazioni peggiori? Nei comuni di Ardea, Nettuno, Tarquinia, Cerveteri e Pomezia. Situazioni che si presentano «da troppi anni consecutivi e con risultati pessimi delle analisi», spiega il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, che enuncia i casi più eclatanti: «A Sperlonga uno scarico a pochi centimetri dagli ombrelloni fa veramente inorridire per la porzione di litorale magnifica messa a rischio. A Minturno, negativi i risultati dei due punti di prelievo. Ad Anzio, criticità a Lido dei Gigli. A Fregene, alla foce dell’Arrone».

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Invece a Formia, per la prima volta, nella foce del Santa Croce il carico fecale diminuisce ampiamente grazie al lavoro messo in campo dalle autorità locali. Ai Comuni, soprattutto quelli in cui da decenni si registrano risultati pessimi, Legambiente chiede azioni concrete, come risalire i fossi in cerca di abusivismo fognario, costruire rapporti e intese con i comuni dell’entroterra, analizzare i parametri e le cause dell’inquinamento.

Tra i fattori inquinanti c’è anche lo smaltimento improprio degli oli esausti

. Ecco perché, anche quest’anno, il Conou (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati), affianca in qualità di partner principale Goletta Verde e Goletta dei Laghi. Nel 2018, il Consorzio ha raccolto nel Lazio 11.675 tonnellate di olio minerale usato (quello che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli). Negli anni di attività il Conou ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato, nonché un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro.

Il monitoraggio di Goletta prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento: foci di fiumi e torrenti; scarichi e piccoli canali spesso presenti sulle spiagge, che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli). Sono considerati “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia, e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. Permangono le criticità anche sulla cartellonistica informativa, che deve comunicare ai cittadini la classe di qualità del mare.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Tempo

 

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