Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota
tranquillamente una rana il fuoco è acceso sotto la pentola e l’acqua si
riscalda pian piano.
Eccoci lì: giovani e pieni di entusiasmo, sgambettiamo dentro la pentola con tanti progetti in testa da realizzare, abbiamo scelto con convinzione una professione d’aiuto e siamo pieni di energia e voglia di fare…….
presto l’acqua diventa tiepida; ma la temperatura è gradevole e la rana
continua a nuotare.
Ci sorregge ancora l’entusiamo, crediamo in ciò che facciamo e intanto
tolgono il personale di supporto durante il turno notturno, ma va be’….
continuo a sgambettare dentro la pentola perché ce la posso fare, io credo in quello che faccio sono obbligata ad aggiornarmi e dopo il turno di mattina o prima del turno di notte è molto faticoso concentrarmi durante il corso Ecm ma sono certa che ce la posso fare eppure, ho saputo che ai miei colleghi in Germania e Svizzera le aziende pagano addirittura i master e corsi di aggiornamento…. va be’ non importa…. ce la faccio comunque lavoro nel privato e seguo 40 pazienti da sola ho il contratto interinale che rinnovano di mese in mese bloccano le assunzioni, salto i riposi, provo a dire qualcosa ma lo dico sottovoce…… non vorrei che pensassero che non ho senso del dovere e in fondo…. non sto così male la temperatura intanto sale.
Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa anche io comincio a stare poco bene, sgambettare in quella pentola ora è diventato più faticoso… ma vado avanti……. non importa se sono stanca, se ho superato i 50 anni e una notte di 11 ore mi distrugge ma “chi decide… dice che il mio non è un lavoro usurante!!!”
E quindi brontolo tra me stessa ma gambe in spalla…. vado avanti, io ce la devo fare!!!!
L’infermiere stoicamente sopporta tutto anche se a fine mese lo stipendio è misero e non arriva alla terza settimana con quei due spiccioli,
sono stanca ma vado avanti,
sono demansionata ma vado avanti,
salto i riposi per la carenza di personale, sono di jolly e non so che turno farò domani o tra una settimana.
Sopperisco a ogni carenza strutturale e organizzativa aziendale e vado avanti affronto una pandemia che lascerà dietro di sé una categoria di lavoratori che ne uscirà a pezzi fisicamente e psicologicamente….
e se arriverà la seconda ondata, non so dove troverò la forza di affrontarla perché ormai sono quasi bollita, stanca, incazzata, frustrata e ancora vado avanti…. non so più se lo faccio per inerzia o perché devo portare il pane sulla tavola intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce semplicemente, morta bollita.
Ma no…. ci hanno massacrato a fuoco lento….ci hanno messo in condizioni di non accorgerci della deriva che stava prendendo la nostra professione….
Ci hanno fatto credere che con il corso di laurea e il riconoscimento della
professione intellettuale sarebbe avvenuto di pari passo il riconoscimento
economico ci hanno fatto credere che era tutto momentaneo: manca il personale, tolgo gli Oss di notte, aumenteremo lo stipendio al prossimo contratto del mai, le indennità poi le aggiusteremo……e ci hanno cotto a fuoco lento….
Ora vi chiedo se vogliamo fare la fine della rana bollita o con la restante
energia decidiamo di fare quel balzo che ci porta fuori da quella maledetta pentola di umiliazioni che subiamo da 30 anni!!!
Siamo tutti arrabbiati e stanchi ma la linea di demarcazione è stata segnata…
Dopo il Covid non possiamo più tornare a come era prima
abbiamo dato la vita, la salute, eravamo lì quando mancavano i dispositivi di protezione quando il tampone lo facevano ai politici, ai calciatori ma non a noi, nonostante tutto non abbiamo lasciato soli i nostri pazienti vergognatevi!!!!
Ea te politca, a te azienda, a voi sindacati che vi spaventate se il nostro ordine professionale incoraggia questa piazza: lavorate con noi per darci ciò che è giusto! non remateci contro ora è il momento di fare quel salto ……
perchè chi ha ucciso la rana non è stata l’acqua bollente
ma l’incapacità della rana di decidere quando saltare fuori da quella pentola e il momento di saltare è ora!
Redazione NurseTimes
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