Lo strano caso dell’hospice di Oristano: inaugurato oltre due anni fa e ancora chiuso

L’ostacolo è rappresentato dall’assunzione di personale. E i malati terminali della zona devono recarsi a Cagliari o a Nuoro.

L’inaugurazione in pompa magna risale al dicembre 2016, con l’ex sindaco Guido Tendas. In quell’occasione fu annunciato che l’hospice per malati terminali di Oristano sarebbe entrato in funzione il mese successivo. Oltre due anni dopo, nonostante nuovi annunci di aperture imminenti, la struttura è ancora chiusa.

Prima il problema era legato alla mancanza di arredi. Ora l’ostacolo è rappresentato dall’assunzione di personale: sei infermieri e altrettanti operatori sociosanitari. «La richiesta è stata inoltrata mesi fa – fanno sapere dalla Assi oristanese –. Gli operatori andranno assunti attraverso più graduatorie. Una procedura che deve seguire l’Ats». Intanto i pazienti dell’Oristanese che non hanno più speranza, se non quella di vedere  alleviato il proprio dolore ed essere curati fino all’ultimo, devono andare a Cagliari o a Nuoro, con evidenti disagi. «Per loro, comunque, è operativo da qualche settimana l’ambulatorio per le cure palliative».

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L’hospice era stato realizzato dal Comune (costo dei lavori: oltre 900mila euro, più 250 mila euro per gli arredi) su un’area di sua proprietà che poi, attraverso una permuta con altri immobili, è stata ceduta all’Assi, che dovrà occuparsi della gestione. Il centro potrà ospitare sei pazienti adulti e due bambini. Lo stesso Comune, poco meno di un anno fa, ha consegnato le chiavi della struttura dopo la conclusione dei lavori. Si era verificato un problema di infiltrazioni, ma era stato risolto: la ditta che aveva realizzato l’opera ha ricevuto l’incarico di effettuare la completa impermeabilizzazione della copertura.

Ma il vero problema, al momento, è di natura organizzativa e gestionale. L’azienda sanitaria deve assumere personale. «Da tempo sono state avviate dall’Ats le procedure per il reclutamento del personale», sostiene l’Azienda sanitaria, ma nessuno si sbilancia sulla data di una possibile apertura. In cambio della cessione dell’area e della realizzazione dei lavori, il Comune ha avuto in comodato Palazzo Paderi, un edificio storico, i cui locali al piano terra sono stati finora utilizzati per fini culturali.

«I due piani superiori necessitano di lavori», spiega il vicesindaco Massimiliano Sanna. Sulla destinazione che il Comune vorrà individuare per il Palazzo non ci sono ancora certezze. «Credo che si continuerà a utilizzarlo per fini culturali – dice ancora Sanna –. Ma è una decisione che prenderemo più in là. Per i piani superiori si era parlato anche di trasferire uffici, ma per ora è solo una ipotesi. Prima di tutto è necessario realizzare i lavori per poter utilizzare quei locali».

Redazione Nurse Times

Fonte: L’Unione Sarda

 

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