In seguito all’escalation di violenza che coinvolge gli ospedali italiani la Asl5 spezzina è corsa ai ripari con alcuni interventi finalizzati alla tutela degli operatori sanitari.
Gli addetti del servizio di guardia medica che la notte dovranno recarsi da soli a domicilio dei pazienti, saranno dotati di braccialetto gps.
Al progetto sta lavorando il responsabile del servizio di Prevenzione e Protezione, Gian Paolo Giusti.
La situazione appare estremamente seria, tant’è che per il timore di aggressioni, all’ospedale di Sarzana la notte il personale reperibile viene scortato dal parcheggio al nosocomio da una guardia giurata.
Saranno approfondite tematiche quali la tutela della sicurezza dell’operatore, il suo atteggiamento e il suo comportamento per evitare le situazioni a rischio.
L’Azienda ha provveduto alla formazione anti-aggressione di tutti i 2500 dipendenti.
Anche gli infermieri ed il personale Oss assunto attraverso Cooperative, che lavorano negli ospedali, saranno formati.
Incontri di formazione singoli saranno organizzati nelle strutture ritenute più a rischio di Asl5: il Sert, il Pronto Soccorso, la Guardia medica, la Psichiatria e tutti i punti di prima assistenza.
L’Asl5 ha messo a disposizione del lavoratore vittima di violenza fisica o verbale, un percorso per il sostegno psicologico che, oltre agli esperti del settore, prevede anche un supporto legale per la denuncia all’Autorità giudiziaria.
«Il problema che riscontriamo resta quello della denuncia da parte di chi ha subito la violenza – spiega Gianpaolo Giusti, responsabile del servizio di Prevenzione e Protezione di Asl5 – Il nostro dovere è quello di tutelare la sicurezza del lavoratore, ma se poi non è sporta la denuncia noi non possiamo fare nulla».
Per la vittima di aggressione il percorso da seguire è chiaro e il personale dispone di apposite schede da seguire con attenzione.
La scheda dovrà essere compilata entro 24 ore dall’aggressione.
«Il team effettua un’analisi accurata sull’entità del danno subito e nello stesso tempo attiva le procedure da attuare per migliorare la sicurezza» spiega Elisa Romano, responsabile del Rischio clinico.
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