Piemonte, la denuncia di Nursind: “Un solo infermiere per decine di pazienti nelle Rsa”

Il sindacato chiede alle istituzioni di porre rimedio a un’emergenza divenuta ormai insostenibile.

“Drammatiche le condizioni lavorative e impossibile erogare assistenza nelle Rsa del Piemonte. La denuncia arriva da Nursind sulla base dei dati emersi da una indagine su un campione di 10 strutture di Torino e provincia, che ha evidenziato “un’emergenza alla quale è necessario porre rimedio”.

Francesco Coppolella, segretario regionale del sindacato infermieristico definisce “da terzo mondo”  le condizioni di lavoro per centinaia di infermieri in queste strutture. E aggiunge: “Un carico di lavoro impossibile da sostenere, con enormi responsabilità e colleghi continuamente demansionati e svalorizzati”.

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È questa la conseguenzadei dati emersi sul rapporto infermieri/assistiti: “Mediamente, nel turno del mattino, un infermiere per 40-60 pazienti; mediamente, nel turno di pomeriggio, un infermiere per 60-80 pazienti. Per il turno notturno il rapporto è di un infermiere per 100, 150, fino ad arrivare a 200 pazienti in alcune strutture. Il tempo dedicato all’assistenza è mediamente solo del 20-30 percento”.

Ed essendo spesso gli infermieri “i soli responsabili delle strutture”, ci sono anche “attività di altro tipo che assorbono la maggior parte del tempo disponibile”. Molte di queste sono “altamente demansionanti”. Si pensi alle “attività di portineria, di centralinista e segretariato”.

A ciò vanno aggiunte le enormi responsabilità per gli infermieri, come “la gestione degli invii in pronto soccorso, molto frequenti”. A tal proposito, Coppolella dice: “Sarebbe interessante conoscere il dato relativo al numero di invii e i motivi. Il dato suonerebbe allarmante ed sarebbe il segnale di una assistenza inadeguata”. Ma non basta: “Spesso non è prevista la presenza della guardia medica. Nei prefestivi e nei festivi non ci sono i medici di base”.

Il rientro da ricoveri ospedalieri

o lasemplice comunicazione di un decesso, poi, “è totalmente gestita  in solitudine”. Nursind denuncia infine “prescrizioni telefoniche, lettura di esami e il conseguente dosaggio di alcuni farmaci”. E commenta: “Sono situazioni che si verificano quotidianamente e che mettono il professionista infermiere in seria difficoltà, costringendolo ad assumersi responsabilità non sue. È evidente che, in condizioni simili, non si possa essere assistiti senza incorrere in rischi del tutto prevedibili. Già solo la somministrazione della terapia non può essere garantita in orario. Figuriamoci il monitoraggio dei pazienti”. E ancora: “Nel settore pubblico si ritiene giustamente pericoloso che un infermiere assista 20 pazienti. Pensiamo invece quali conseguenze possano esserci ad assisterne 200”.

E le condizioni contrattuali? “Ledono la dignità personale e professionale”, tuona Coppolella, che precisa: “Solo 9 euro lordi all’ora, la loro paga. Non sempre le ore mensili sono garantite. I colleghi sono spesso mobbizzati, controllati e a volte persino cronometrati. Una vera e propria catena di montaggio, che si consuma sulla pelle di tanti colleghi desiderosi di lavorare, di esprimere le proprie competenze. E, cosa non meno importante, sulla pelle degli utenti. Molti colleghi hanno il timore di parlare e di esporsi. È nostro dovere aiutarli a denunciare tali situazioni alle autorità competenti”.

Infine Nursind Piemonte spiega: “Più volte l’argomento è stato posto all’attenzione della politica, che ben conosce la problematica. E più volte sono stati annunciati un monitoraggio e un controllo delle situazioni descritte, attraverso un osservatorio regionale, ma evidentemente non vi è interesse. La nostra comunicazione sarà nuovamente inviata alle istituzioni politiche e alle istituzioni professionali, quali gli Ordini, a garanzia di tutelare professionisti e cittadini”.

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