Al centro della trattativa sul regionalismo differenziato restano le risorse finanziarie che le tre Regioni interessate reclamano per gestire le nuove competenze: 23 sono quelle richieste da Veneto e Lombardia, 16 quelle dell’Emilia Romagna. Non sono tutte uguali, dunque. Tra le righe, le differenze.
VENETO – La base di partenza della trattativa del Veneto, che ha chiesto di avere 23 materie, è molto diversa da quella iniziale: non c’è traccia dell’obiettivo di lasciare i 9/10 delle tasse prodotte in loco. La bozza, comunque, consente alla Regione una compartecipazione regionale agli investimenti sia pubblici che privati, anche attraverso il meccanismo del credito d’imposta. Sanità: Viene previsto un maggior potere locale sulla dislocazione degli ospedali e sulla formazione specialistica dei dottori. Anche sui ticket, Venezia avrà maggiore libertà rispetto alle direttive nazionali. Scuola: I professori neoassunti potranno essere dipendenti regionali, e non più statali. A loro verrà applicato il contratto nazionale ma potranno ottenere “integrativi” regionali. La Regione avrà maggiori poteri nell’organizzazione dell’alternanza scuola-lavoro e nel finanziamento delle scuole private. Non saranno regionalizzate strade e ferrovie ma la Regione avrà un ruolo più importante nella gestione dei porti. Lavoro: Saranno rafforzati i centri per l’impiego che già dipendono dalla Regione.
LOMBARDIA – Anche la Lombardia ha chiesto maggiore autonomia su 23 materie. La novità più rilevante è la compartecipazione regionale sugli investimenti e la piena autonomia sul credito d’imposta. La Lombardia chiede anche più libertà sulla gestione degli avanzi di bilancio, o comunque di risorse regionali stanziate e non spese per motivazioni estranee all’attività amministrativa della Regione. Protezione civile: Lo Stato manterrebbe il coordinamento generale delegando alla Lombardia la gestione. Trasporti: La Lombardia aveva chiesto, all’inizio della trattativa, la regionalizzazione dell’intero sistema dei trasporti, autostrade comprese. Il nodo resta da sciogliere. Lavoro: Alla Regione andrebbero maggiori poteri sull’attività dei Centri per l’Impiego e, in generale, sulla Formazione. Scuola: L’accordo ricalcherebbe quello con il Veneto, che dovrebbe sfociare nel possibile passaggio ai ruoli regionali dei professori neoassunti. Possibile anche la regionalizzazione dell’intera intelaiatura burocratica degli ex-provveditorati, nonché maggiori poteri nell’alternanza scuola-lavoro.
EMILIA ROMAGNA – Ha chiesto l’autonomia rafforzata “solo” su 15 materie. Non ci sono richieste di passaggio di personale o di “regionalizzazione” di infrastrutture. Lavoro: Bologna chiede di poter rafforzare le proprie “politiche attive”. Il Governo sembra disponibile a concedere maggiori poteri anche nella nascita di Agenzie regionali ad hoc. Scuola: Non chiede di far passare alle proprie dipendenze i professori neoassunti. Chiede, invece, di avere il potere di programmare l’istruzione professionale e la rete scolastica, nonché di poter istituire un proprio fondo per il diritto allo Studio. Un’altra delle richieste che il Governo pare intenzionato ad accogliere riguarda la semplificazione, a livello regionale, del regime di attività edilizia. Trasporti: La Regione chiede poteri in materia di coordinamento dei collegamenti fra strade, ferrovie, porti e aeroporti. Sanità: Chiede di poter assumere personale necessario, in deroga alle disposizioni nazionali, e di poter collegare di rettamente il sistema di formazione degli infermieri alle richieste della aziende sanitarie.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
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