Riconoscere la vera scienza con l’Evidence-Based Practice: il nuovo curriculum per tutti i professionisti sanitari

Dalla Fondazione GIMBE la versione italiana del nuovo set internazionale di competenze “core” per l’EBP.

Ogni anno su oltre 20mila riviste vengono pubblicati più di 2 milioni di articoli, di cui solo il 7-8% possono essere definiti “evidenze scientifiche”, ovvero studi condotti con metodi rigorosi che producono risultati rilevanti per la salute delle persone e per la sanità pubblica. Le evidenze scientifiche rispondono ai criteri di qualità definiti dall’Evidence-based Medicine, espressione coniata nel 1991, che oggi ha lasciato il posto a Evidence-Based Practice (EBP), visto che la metodologia si è progressivamente estesa a tutte le professioni sanitarie.

«Negli ultimi vent’anni – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBEl’EBP è stata integrata come componente del curriculum di base per medici e altri professionisti sanitari, dei programmi specialistici e di quelli di formazione continua. Tuttavia, in assenza di set di competenze definiti in maniera sistematica, esiste una estrema variabilità di qualità e contenuti dei programmi di insegnamento dell’EBP».

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In Italia uno studio condotto dalla Fondazione GIMBE, in collaborazione con il Segretariato italiano degli studenti in Medicina, ha dimostrato che, nonostante l’EBM sia formalmente prevista dal core curriculum della Conferenza permanente dei presidenti dei corsi di laurea in Medicina e chirurgia, gli insegnamenti e i programmi sono estremamente variabili.

Al fine di raggiungere il consenso sulle competenze core da includere nei programmi formativi di EBP per studenti e professionisti sanitari è stata recentemente pubblicata una consensus internazionale che, attraverso un processo metodologico estremamente rigoroso, ha definito un set di 68 competenze core

relative ai principali step dell’EBP: aspetti generali (n. 5), formulazione dei quesiti (n. 3), ricerca delle evidenze (n. 4), valutazione critica e interpretazione delle evidenze (n. 9), applicazione delle evidenze (n. 4), valutazione delle proprie performance (n. 2). Il set include la descrizione e il livello di approfondimento di ciascuna competenza: menzionata (M), spiegata in dettaglio (S), praticata con esercitazioni (P).

«Rispetto al Sicily Statement on Evidence-Based Practice – spiega il Cartabellotta – le principali novità riguardano gli strumenti di accesso alla letteratura biomedica, in particolare le risorse “pre-valutate”, la necessità di esaminare fonti di finanziamento e conflitti di interesse nella valutazione critica della letteratura, le modalità per valutare le performance individuali e, soprattutto, il processo decisionale condiviso, un’innovativa modalità di comunicazione con il paziente che, informato sui rischi e benefici degli interventi sanitari, sceglie consapevolmente la migliore opzione in relazione alle sue preferenze, valori e aspettative».

Conclude il presidente GIMBE: «Considerato che le competenze core per l’EBP migliorano la qualità dell’assistenza, riducono gli sprechi conseguenti al sovra e sotto-utilizzo di farmaci, test diagnostici e altri interventi sanitari e facilitano la comunicazione con i pazienti, la Fondazione GIMBE, oltre alla versione italiana dello statement, ha realizzato un pratico handbook, sia per rendere consapevoli tutti i professionisti sanitari delle irrinunciabili competenze da acquisire sia per guidare l’elaborazione dei curricula universitari e specialistici e dei programmi di formazione continua».

L’handbook Competenze core per l’Evidence-based Practice è disponibile sul sito www.gimbe.org/EBP.

Redazione Nurse Times

 

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