Sicurezza negli ospedali siciliani, Fsi-Usae: “Al nuovo assessore Razza chiediamo una piattaforma comune”

Dal 2012 a oggi, 56 aggressioni a infermieri e medici sono state denunciate dalla Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Indipendenti.

“L’indagine aperta sulla carenza di sicurezza nelle guardie mediche della Procura di Catania dopo il gravissimo fatto di cronaca che si è registrato all’interno della guardia medica di Trecastagni, rappresenta una buona notizia sia per questa organizzazione sindacale e sia per il personale sanitario degli ospedali siciliani”. Così Calogero Coniglio, segretario regionale della Fsi-Usae (Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Indipendenti) sul provvedimento adottato di interrogare manager e dirigenti. Dal 2012 a oggi, 56 aggressioni a infermieri e medici sono state denunciate dalla Fsi-Usae: un dossier lunghissimo di violenza, con forte impatto negativo psicologico sui lavoratori, che hanno provocato e provocano effetti negativi sulla loro salute.

“Siamo soddisfatti – prosegue Coniglio – perché, dopo tutte le nostre denunce pubbliche, è stato presentato il disegno di legge n. 2908: ‘Disposizioni per garantire la sicurezza, l’ordine pubblico e l’incolumità di cittadini e operatori sanitari presso le strutture ospedaliere e i presidi ambulatoriali di guardia medica’, su iniziativa del senatore Antonio Scavone e di altri sedici senatori che hanno attenzionato il crescente aumento del fenomeno delle aggressioni a carico del personale sanitario negli ospedali su tutto il territorio nazionale. In Sicilia lo stesso hanno fatto grazie alle numerose e celeri iniziative di protesta del nostro sindacato, che ha denunciato più volte a procure, questure, prefetture, all’assessorato regionale della Salute e ai sindaci la mancanza di sicurezza del personale sanitario nelle strutture sanitarie siciliane”.

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E ancora: “Abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni, di buon auspicio, del neo assessore regionale alla Salute, Razza, e continueremo a chiedere anche a lui azioni concrete, interventi strutturali nei pronto soccorso, nelle guardie mediche e in tutte le aree ospedaliere, affinché siano dotate di sistemi di allerta con le forze dell’ordine, di videosorveglianza, illuminazione, allarme sonoro, porte anti-sfondamento, grate alle finestre, videocitofoni e la stesura di una piattaforma comune per riportare sicurezza negli ospedali siciliani e serenità agli operatori. In molti ospedali siciliani non sono rispettati gli standard minimi per la sicurezza

. Ci auguriamo che questo fascicolo possa rappresentare davvero una nuova pagina per il potenziamento della sicurezza di medici, infermieri, personale sanitario, pazienti e cittadini. E’ ora che la Regione dica davvero basta a impianti di sorveglianza obsoleti e investa su moderni sistemi di sicurezza per tutelare l’incolumità del personale e le stesse strutture ospedaliere, a volte in mano ai vandali. Continueremo ad essere vigili, per le competenze del sindacato, nella regione Sicilia. Non possiamo tollerare che il personale sanitario continui a essere aggredito, perdendo la dignità della persona umana”.

Il segretario regionale Fsi-Usae conclude così: “Restiamo in attesa di tutte le verifiche tecniche che i magistrati hanno disposto e siamo certi che saranno veloci. Questo per garantire il giusto diritto del lavoratore a lavorare con serenità e il giusto diritto del cittadino a vedersi erogata assistenza sanitaria di qualità. Come sindacato restiamo rispettosamente in attesa degli esiti degli accertamenti, sottolineando contestualmente la necessità di potenziare minuziosamente tutti i servizi a contatto con il pubblico. Consideriamo fondamentale che le aziende sanitarie ottemperino alle prescrizioni dettate dalle norme vigenti per tutelare la salute di lavoratori e cittadini e salvaguardare le strutture sanitarie. Abbiamo massima fiducia nell’operato della magistratura, massima fiducia nell’azione degli organi di controllo competenti, ma siamo preoccupati perché in alcuni ospedali ci sono ancora operatori sanitari che lavorano in condizioni di assenza di sicurezza, soli, senza vigilanza e senza videosorveglianza”.

Redazione Nurse Times

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