Sicurezza sul lavoro e contratto: la rabbia degli infermieri si trasforma in fischi ai relatori

A Roma si celebra il primo congresso nazionale della Federazione degli Ordini professionali. Nella sessione di lavoro dedicata alla sicurezza la platea si infiamma quando si parla del rinnovo contrattuale. E quando il rappresentante dell'Inail cita il mansionario, la protesta diventa clamorosa

A Roma si celebra il primo congresso nazionale della Federazione degli Ordini professionali. Nella sessione di lavoro dedicata alla sicurezza la platea si infiamma quando si parla del rinnovo contrattuale. E quando il rappresentante dell’Inail cita il mansionario, la protesta diventa clamorosa

ROMA – Il rinnovo del contratto del comparto sanità continua a dividere, anzi infiamma gli infermieri italiani congresso a Roma nell’auditorium Parco della Musica. Vedere per credere la platea, nella sala Santa Cecilia, in occasione del dibattito dedicato alla sicurezza sul posto di lavoro.

Tema delicato che sfocia, inevitabilmente, nei malumori per quel rinnovo contrattuale che ha diviso i sindacati (lo hanno firmato i confederali, hanno detto no Nursing Up, Nursind e Fials), ma unisce gran parte dei 440mila professionisti della salute.

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Perché è quando si toccano i temi del contratto che i malumori della platea si manifestano in maniera meno accentuata, però, rispetto a fischi e plateale (è il caso di dire) abbandono delle poltroncine (seppur da parte di pochi congressisti) che coprono l’intervento di Pasquale Di Palma, dirigente medico della Sovrintendenza sanitaria centrale Inail: gli scivoloni ai quali va incontro (dichiara che gli infermieri che lavorano all’Inail assistono il medico e fa riferimento al mansionario, ricevendo in cambio una caterva di fischi) agli occhi di tanti sono un lapsus fruediano. Gli infermieri, probabilmente, vengono percepiti come l’anello debole nelle organizzazioni di lavoro, quelle dove si chiede maggiore sicurezza per garantire l’elevalo standard di assistenza e cure ai cittadini.


Ma è tutto il dibattito, chiuso con l’intervento della presidente della Fnopi, Barbara Mangiacavalli, a mediare le posizioni e cogliere l’aspetto positivo di aver messo attorno allo stesso tavolo anche i diversi attori del mondo della sanità privata, ad essere attraversato dalle tensioni mai sopite all’indomani del rinnovo del contratto nel comparto sanità.

E se quello firmato per i lavoratori del pubblico non piace, figurarsi se possa diventare una sorta di pietra angolare per il rinnovo nella sanità privata (fermo dal 2006, sottolinea una delle infermiere in platea). Su un punto, però, relatori e pubblico si trovano d’accordo: in Italia si investe poco nella sicurezza sul lavoro in sanità (percentuali misere rispetto a quelle di Germania e Francia, ricorda Franco Massi, presidente Uneba) e questa è solo uno dei lati di un triangolo (personale, strumentazione e organizzazione) che ha il suo vertice proprio nella sicurezza. Con la sanità pubblica che, negli ultimi anni, ha perso dodicimila infermieri (il dato lo fornisce Franco Vallicella, componente del Comitato centrale Fnopi) provocando una sorta di corto circuito: aumentano i carichi di lavoro e si generano problemi di sicurezza.

Dati e situazioni che gli infermieri conoscono fin troppo bene, anzi vivono sulla loro pelle (che si tratti di sanità pubblica e privata): meriterebbero un riconoscimento (non solo economico), ma dopo vent’anni sentono ancora parlare di mansionario e assistenza al medico: e giù fischi.

 

Salvatore Petrarolo

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