Torino, stop alle tachicardie ventricolari con 30 minuti di radioterapia

All’ospedale Molinette un’equipe multicisciplinare, ricorrendo a una tecnica innovativa e non invasiva, ha liberato dalle aritmie maligne un paziente di 73 anni.

Trenta minuti di radioterapia in forma non invasiva, cioè senza entrare nel cuore. Tanto è bastato per liberare un paziente di 73 anni dalla tachicardia ventricolare. E’ accaduto all’ospedale Molinette di Torino, dove i medici sono ricorsi a un nuovo approccio per riuscire là dove i trattamenti tradizionali avevano fallito. Tutto ciò grazie al lavoro di squadra svolto da cardiologi e terapisti. Si tratta del primo caso sperimentato dalle equipe universitarie di Cardiologia, diretta dal professor Gaetano Maria De Ferrari, e di Radioterapia, diretta dal professor Umberto Ricardi.

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Di solito i pazienti con aritmie maligne, le cosiddette tachicardie ventricolari, sono trattati con l’impianto di un defibrillatore in grado di interrompere l’aritmia con una scarica elettrica. Tuttavia l’apparecchio non previene l’insorgenza della tachicardia ventricolare e sono sempre più numerosi i pazienti che soffrono di episodi ripetuti di scarica elettrica in risposta alla disfunzione, con peggioramento delle condizioni cliniche e della qualità della vita. Quando possibile, questi soggetti sono trattati con un’ablazione del circuito alla base dell’aritmia, inserendo cateteri nel cuore e bruciando la zona critica dell’aritmia. In casi particolarmente avanzati, però, l’aritmia ritorna, e in questi casi non vi sono soluzioni riconosciute per risolvere il problema.

Nel caso delle Molinette il paziente era già stato sottoposto a tre interventi cardiochirurgici e soffriva da un anno di tachicardie ventricolari ripetute. E’ stato sottoposto due volte ad ablazione dell’aritimia nel reparto di Cardiologia universitaria. Anche così, nonostante un’iniziale, apparente efficacia, il problema non è stato risolto. Né era possibile, per gli effetti dei precedenti interventi, accedere all’epicardio con i cateteri per completare l’ablazione. Insomma, i medici erano rimasti senza risorse.

Quando l’uomo ha accusato nuovi episodi di tachicardie ventricolari dopo la seconda ablazione, è stato costituito rapidamente un gruppo di lavoro composto anche dal cardiologo Matteo Anselmino e dal radioterapista Mario Levis. Poi la decisione di sottoporre il paziente a una singola seduta di radioterapia, somministrando una dose molto elevata di radiazioni in modo molto preciso e accurato. Parliamo di una tecnica normalmente impiegata in ambito oncologico in alternativa alla chirurgia.

Come detto, l’uomo è stato sottoposto a una sola sessione della durata di trenta minuti, non invasiva, durante la quale ha ricevuto la dose prevista, utilizzando anche una tecnologia innovativa che consente di sincronizzare l’erogazione della radioterapia seguendo precisamente il movimento respiratorio. Ciò ha permesso di ridurre ulteriormente la zona irradiata e quindi i possibili danni ai tessuti circostanti. L’intervento è tecnicamente riuscito. Dal giorno del trattamento il paziente non ha più accusato episodi di tachicardia ventricolare, mentre nei tre mesi precedenti ne aveva accusati quattro.

«Siamo molto soddisfatti – dichiara il professor De Ferrari – del risultato ottenuto e della possibilità di offrire anche questo approccio innovativo ai pazienti più complessi. L’ospedale Molinette è uno dei quattro centri italiani che fa parte del consorzio europeo Stopstorm, destinato a mettere  a punto gli standard per questa nuova terapia».

Redazione Nurse Times

Fonte: La Stampa

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