Veneto, la Regione corre ai ripari contro l’influenza

Acquistati 80mila vaccini in più rispetto all’anno scorso. Appello ai medici e campagna social.

II primo caso di influenza, diagnosticato in settembre a Udine su un 50enne sano, ma colpito da una forma così grave da finire intubato e ricoverato per 20 giorni, testimonia che il male di stagione quest’inverno sarà più aggressivo rispetto al passato. Gli esperti si aspettano complicanze anche nei soggetti senza alcuna patologia pregressa, al punto che il ministero della Salute raccomanda alle Regioni una copertura vaccinale minima del 75% e ottimale del 95%, in particolare per gli over 65enni, soggetti a rischio. A tale scopo la Regione Veneto ha comprato, e in gran parte già distribuito alle Usl, oltre 864mila dosi di anti-influenzale, 80mila in più rispetto alle 784mila utilizzate l’anno scorso. Un dato già positivo, perché il più alto delle ultime sette stagioni, con circa 14mila immunizzati in più rispetto all’inverno 2017-2018. La percentuale si è comunque fermata al 52%, in linea con una media nazionale del 53%. E infatti, come sottolineano i tecnici del Dipartimento regionale di Prevenzione, nella stagione fredda 2018-2019, tra le persone non vaccinate sono emerse 400 complicanze, 100 pazienti hanno sviluppato patologie gravi e si sono registrati oltre 30 decessi collegabili al virus. Per evitare nuovi casi complessi, la Regione lancia la campagna 2019-2020, denominata “Proteggi chi Ami. Vaccinati contro l’influenza”. Prenderà il via tra il 5 e l’11 novembre prossimi e sarà accompagnata da un’opera di sensibilizzazione su internet e sui social network. «Gli esperti sono concordi nel definire aggressiva la nuova influenza – conferma Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità –. Rivolgo un appello a tutti i cittadini a vaccinarsi, a cominciare dalle categorie a rischio. I numeri delle complicanze testimoniano come l’influenza sia una malattia da non sottovalutare: immunizzarsi può evitare molte sofferenze e il dolore di decine di decessi. Mi rivolgo anche a tutti gli operatori del Sistema sanitario, perché siano i primi ad aderire, dando così il buon esempio»
. Il Veneto non obbliga i medici a vaccinarsi, come ha fatto l’Emilia Romagna, però lo «raccomanda fortemente» a camici bianchi, infermieri e operatori socio-sanitari, in particolare a quelli che prestano assistenza ai pazienti più fragili e che lavorano nei reparti ad alto rischio di trasmissione dell’infezione (Pronto soccorso, Terapia intensiva, Oncologia, Ematologia, Cardiologia, Chirurgie, Pediatria, Neonatologia e Residenze sanitarie assistenziali). Una ricognizione della Regione rileva che solo il 28,5% dei salutari assume l’anti-influenzale. «È più per pigrizia o mancanza di tempo che per contrarietà al vaccino – spiega Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao Assomed, sigla dei medici ospedalieri –. Prova ne sia il fatto che, nelle Usl dove gli specialisti della Prevenzione girano per i reparti a immunizzare i colleghi, nessuno si rifiuta e i tassi di copertura nella categoria superano il 60%». La prevenzione è vitale per le categorie a rischio: over 65, le donne in gravidanza, i bambini, i soggetti già malati, le forze dell’ordine e i vigili del fuoco, il personale a contatto con gli animali, i donatori di sangue, parenti e badanti di anziani e persone fragili. Per tutti loro il siero è gratis e può essere inoculato dal medico di famiglia o al distretto della propria Uss. Dovrebbe essere offerto anche dai datori di lavoro ai dipendenti particolarmente esposti per l’attività svolta, anche per contenere ricadute negative sulla produttività. Chi invece non rientra nelle categorie a rischio può comprare l’anti-influenzale in farmacia o al distretto: costa 10 euro. «Quest’anno i vaccini sono stati rinnovati – spiega il professor Giorgio Palù, presidente della Società europea di Virologia. Sono quadrivalenti e quindi garantiscono una maggiore copertura». C’è anche la versione sviluppata su coltura cellulare, che aumenta l’affinità del siero con i ceppi influenzali circolanti, e dunque permette un’azione più mirata. Redazione Nurse Times Fonte: Corriere del Veneto  
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