Veneto, via libera ai team di assistenza primaria

Svolta per i medici di base. Varata una delibera che segna l’addio alle Medicine di gruppo.

La Regione Veneto prova di nuovo a rivoluzionare la sanità sul territorio. Un lento addio alle Medicine di gruppo, che non sono riuscite ad allargarsi a tutto il territorio, e il via ai cosiddetti team di assistenza primaria, caratterizzati da alcune grandi novità: ogni medico passerà ad avere in carico 2mila assistiti (da 1.500); dovrà mettersi assieme ad almeno altri tre colleghi e garantire con loro una “sede centrale”, che dovrà essere aperta di mattina e pomeriggio, con infermieri – pagati dalla Regione – presenti a orario continuato.

La novità – figlia del nuovo Piano sociosanitario – è inserita nella delibera di Giunta proposta dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin (foto) per avviare “una profonda riforma delle modalità di erogazione della cure primarie sul territorio”. Il nucleo, come detto, è il team di assistenza primaria, “composto da almeno quattro medici di medicina generale per un bacino di riferimento indicativo di 8mila assistiti, prevedendo per ciascun medico componente la possibilità di incrementare il proprio massimale fino a 2mila assistiti in carico”.

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Ciascun medico potrà anche tenere il proprio studio, ma ogni team di medici di base – che avrà un contratto con l’Ulss e risponderà al Distretto sociosanitario – dovrà avere una sede di riferimento con orario 8-13 e 15-20 (il sabato 8-10). Lì si andrà principalmente per appuntamento, ma ci dovrà essere almeno un medico in grado anche “di gestire tutte le richieste non indifferibili insorte nella giornata”. Inoltre gli appuntamenti dovranno ottenere risposta nell’arco di tre giorni dalla domanda. La Regione punta anche a far sì che il medico possa fare tele-consulti a distanza col paziente, con tecnologia informatica, sempre previo appuntamento.

La Giunta prevede dunque che sia l’Ulss di competenza a pagare sia il personale che gli infermieri assunti da ogni Team (almeno 3-4 infermieri). Ciascuno di questi dovrà garantire un call-center (dalle 8 alle 20, dal lunedì al venerdì, e dalle 8 alle 10 il sabato) per chiedere appuntamenti, ma anche per richieste di visite a domicilio, prescrizioni, controlli. Gli infermieri, poi, dovranno essere presenti dalle 8 alle 20 (e il sabato dalle 8 alle 12), quindi più dei medici stessi, per collaborare anche nella gestione dei malati cronici, fare controlli ripetitivi, somministrare farmaci, effettuare esami su pressione, battito e altro, fornire consulenze di educazione sanitaria e terapeutica, in modo da aiutare il paziente a seguire corretti stili di vita e a gestirsi la cura quotidiana. Gli stessi infermieri potranno anche presentarsi a domicilio in certi casi.

La delibera prevede anche che sia steso un Piano assistenziale individuale per ogni paziente fragile e che ogni team possa avere al fianco anche un medico neodiplomato, che così farà esperienza, ma avrà anche il compito di aiutare i medici nella gestione dei casi fragili (avrà un contratto libero-professionale per massimo due anni). Come detto, ogni team di assistenza primaria avrà un suo contratto con l’Uss, dovrà aderire al Fascicolo socio-sanitario elettronico e contribuire agli obiettivi di tassi di ospedalizzazione standard e costo della spesa in farmaci. I contratti saranno rinnovati ogni tre anni, ma solo se 1’80% degli obiettivi sarà raggiunto. Da notare, come si sapeva da tempo, che la Regione prevede di fare contratti con medici di base che si uniscono in team, ma anche con strutture già esistenti (case di cura, e altro), che faranno da team per un bacino di utenti: sarà il singolo paziente a decidere a quale tipo di team vuole aderire.

Le attuali 76 Medicine di gruppo integrate (hanno il 22% della popolazione) proseguiranno fino a fine contratto, poi si trasformeranno in team. «Questa – fa notare l’assessore Lanzarin – è una vera svolta organizzativa, che riforma e migliora l’esperienza delle Medicine di gruppo integrate, tenendo conto al contempo dell’esperienza regionale maturata qui. Applichiamo in concreto le indicazioni contenute nel Piano sociosanitario 2019-2023, ma anche i dettami delle nuove normative nazionali, alcune delle quali inserite anche nel recentissimo Decreto Calabria (prevede tra l’altro di aumentare il numero di assistiti per medico, ndr). Il nostro obbiettivo è rendere più semplice l’organizzazione e, soprattutto, più facile e immediato l’accesso delle persone alla cure primarie».

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Giornale di Vicenza

 

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