Coronavirus, truffa dei tamponi a Civitavecchia: infermiera sotto accusa

Una dipendente dell’ospedale San Paolo avrebbe rubato i test per eseguirli privatamente dietro compenso, fornendo poi risultati di negatività senza svolgere alcuna analisi. L’Asl Roma 4 si dichiara estranea ai fatti. Duro commento dell’assessore D’Amato: “Inaccettabile speculare sulla pandemia”.

Un’infermiera dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia rischia di essere processata per truffa e di perdere il posto qualora fosse confermata l’accusa a suo carico di aver rubato tamponi per praticarli privatamente e senza autorizzazione, fornendo poi risultati di negatività in assenza di analisi. Sulla vicenda l’Asl Roma 4 sostiene l’estraneità dell’ospedale, spiegando come siano state le stesse autorità sanitarie a sporgere denuncia contro la dipendente.

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“In merito all’inchiesta sulla truffa dei tamponi falsi a domicilio – si legge nel relativo comunicato – la Asl Roma 4 informa che le indagini si sono svolte con la massima collaborazione tra l’Azienda sanitaria e i carabinieri. La denuncia è partita proprio dalla stessa Azienda sanitaria appena è venuta a conoscenza del referto falso, e subito la Asl si è messa a disposizione per collaborare con le forze dell’ordine per permettere di individuare i colpevoli. L’ospedale San Paolo è estraneo ai fatti della vicenda, trattandosi di un caso isolato che sarà trattato secondo i termini di legge”.

Stando a una prima ricostruzione, l’infermiera avrebbe rubato dall’ospedale i tamponi allo scopo di farli eseguire dietro compenso da un finto medico. I test, però, non sarebbero mai stati processati, mentre finti certificati di negatività sarebbero stati consegnati a chi aveva pagato per l’analisi.

Questo il commento dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato: “Se il fatto sarà acclarato, l’operatrice sanitaria sarà licenziata. È un fatto . Massima collaborazione con carabinieri e magistratura”.

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