Gli operatori sanitari italiani sacrificano la loro salute nella battaglia contro COVID–19 per la carenza di DPI

La percentuale troppo alta di Professionisti Sanitari affetti da COVID-19 in Italia è un forte avvertimento al mondo: proteggere gli infermieri e i loro colleghi deve essere la prima tra le priorità

La percentuale troppo alta di Professionisti Sanitari affetti da COVID-19  in Italia è un forte avvertimento al mondo: proteggere gli infermieri e i loro colleghi deve essere la prima tra le priorità

Ginevra Svizzera, 19 marzo 2020  – – Gli operatori sanitari italiani sacrificano la loro salute nella battaglia per combattere COVID–19 per la carenza di dispositivi di protezione individuale che garantiscano la loro sicurezza.

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Il Consiglio Internazionale degli Infermieri (ICN) e la Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermiere/i (CNAI) avvertono delle conseguenze del mancato approvvigionamento di dispositivi di protezione individuali adeguati per gli infermieri che lavorano con pazienti con COVID-19.

Gli ultimi dati mostrano che gli operatori sanitari rappresentano circa il 9% dei casi di COVID-19.

L’alto tasso di infezioni tra infermieri e altro personale sanitario è una forte preoccupazione perché i lavoratori infetti devono stare lontano dal lavoro per almeno 14 giorni, indebolendo una forza lavoro già terribilmente provata.

Il Presidente della Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermiere/i (CNAI) Walter De Caro dichiara:

“L’Italia è impegnata in una “guerra” con questo virus. Gli ospedali del Nord sono invasi e non esistono ormai letti di terapia intensiva garantiti per tutti in Lombardia. Si stanno compiendo grandi sforzi per costruire nuove strutture anche da campo, in questi tempi molto difficili. Sono evidenti importanti problemi di pianificazione e di insufficienza di risorse, con una consistente carenza di infermieri specialisti in terapia intensiva.

‘Tutti gli italiani devono supportare e riconoscere il sacrificio, l’impegno e eroismo di tutti gli infermieri, compresi i neolaureati, i colleghi in pensione, gli infermieri militari, il personale di supporto sanitario ed i volontari.

Alcuni ospedali hanno abbastanza dispositivi di protezione individuale (DPI), ma in molti casi, infermieri e personale sanitario sono costretti a indossare maschere ben oltre la loro efficacia di uso e in alcune strutture sanitarie del centro e del sud Italia per il personale non ci sono dispositivi di protezione a sufficienza.

‘Alcuni colleghi mi hanno detto che si sentono come se stessero andando in battaglia con scudi di carta e pistole giocattolo. Abbiamo bisogno di queste risorse ora, non domani”.

Il Chief Executive Officer di ICN Howard Catton dichiara:

“Gli infermieri sono in prima linea nella lotta contro COVID-19 in Italia e non solo, lavorano senza sosta per prendersi cura di questi pazienti molto malati, molti dei quali sono in terapia intensiva intubati e richiedono cure complesse 24 ore su 24.

‘Naturalmente gli infermieri stanno intensificando e rispondendo a ogni richiesta di aiuto, ma non sono supereroi o angeli: sono donne e uomini che hanno figli e famiglie e amici e responsabilità: devono essere protetti dai rischi connessi al prendersi cura dei pazienti affetti COVID–19. 

‘Tutti gli infermieri devono essere sottoposti a tampone e avere i DPI di cui hanno bisogno per poter proseguire i loro doveri senza paura per la loro stessa sicurezza e quella delle loro famiglie.

‘È inaccettabile che debbano lavorare senza protezione e i governi, nazionale e regionali, devono mettere in atto robuste catene di approvvigionamento. Il mondo sta guardando.

‘Da molte settimane l’ICN è in allerta per questa situazione critica in merito ai dispositivi di protezione per gli infermieri e per il deterioramento delle condizioni di lavoro. Conosciamo questi sono tempi eccezionali, ma sono necessarie ulteriori azioni”

I dati più recenti mostrano che l’Italia ha avuto più di 41.000 affetti da COVID-19, di cui almeno 2.609 tra gli operatori sanitari. Ci sono oltre 15.000 pazienti ospedalizzati, 2.498 pazienti sono ricoverati nelle unità di terapia intensiva. Il numero di morti ha raggiunto 3.405, più che in Cina.

L’analisi di 8.802 casi in Italia ricoverati ha mostrato che il 5% dei pazienti è diventato critico, il 24% è in condizioni gravi, il 45,1% presenta sintomi moderati, il 7,2% sintomi lievi, il 12,2% sintomi non specifici il 6,5% è asintomatico.

Redazione Nurse Times

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