Inghilterra, medici e infermieri trasferiti se non si vaccinano

L’intento sotteso al provvedimento sarebbe quello di proteggere la sicurezza dei pazienti.

Il personale ospedaliero che opera in aree chiave del servizio sanitario pubblico inglese e che rifiuta di sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale (flu jab) potrebbe essere trasferito, a partire dal prossimo inverno, ad altre unità operative, allo scopo di proteggere la sicurezza dei pazienti.

È di ieri la notizia della decisione senza precedenti adottata dai manager NHS, come parte dei piani per far fronte alla forte pressione che si registra sui servizi ospedalieri durante i mesi più freddi dell’anno. L’NHS Improvement, ente che presiede allo sviluppo dei servizi degli ospedali pubblici, nonché di soggetti indipendenti, ma finanziati dall’NHS (i medici di famiglia, ad esempio), ha infatti dichiarato di pretendere che tutto il personale in Inghilterra sia vaccinato prima di quest’inverno.

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Nei reparti ospedalieri, in cui i pazienti hanno un’immunità più bassa e sono maggiormente a rischio di influenza (unità neonatali, ad alta dipendenza, terapie intensive, oncologie), potrà pertanto essere deciso, per medici, infermieri e tutti coloro che scelgono di non essere vaccinati, il reimpiego in altre aree, dove ciò non comprometterebbe la sicurezza generale dei pazienti.

Va rilevato che, già da qualche tempo, il personale NHS che sceglie di non sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale è tenuto a consegnare una dichiarazione scritta, dettagliando le ragioni del rifiuto. L’obiettivo è quello di discutere con il dipendente i motivi della non adesione, in modo da aumentare la compliance, attraverso una più incisiva educazione sanitaria. Le rappresentanze sindacali hanno risposto con cautela alle manovre paventate dai manager del servizio sanitario.

Il Royal College of Nursing ha infatti affermato che la minaccia di redistribuire il personale è rischiosa ed ha lasciato intendere che potrebbe opporsi alla mossa. Tom Sandford, direttore di RCN England, ha dichiarato: “Tutto il personale sanitario dovrebbe idealmente ottenere il vaccino antinfluenzale. Alcuni Trust vantano livelli di adesione alle campagne vaccinali superiori al 90%, senza ricorrere a misure, quali la redistribuzione. Riteniamo che l’aumento della copertura vaccinale per lo staff sia prevalentemente una questione di istruzione e disponibilità. Redistribuire il personale comporta determinati rischi e dobbiamo perciò capire come questa situazione dovrebbe essere gestita dai datori di lavoro”.

Il dottor Chris Moulton, vicepresidente del Royal College of Emergency Medicine, che rappresenta i medici di Pronto Soccorso (A&E), ha invece sostenuto che tutto il personale dei dipartimenti di emergenza dovrebbe sottoporsi alla vaccinazione, “non solo perché si protegge se stessi ed i propri colleghi, ma anche perché abbiamo un dovere di cura per i nostri pazienti”. L’immunizzazione del personale è stata fondamentale, ha aggiunto, perché “fino a tre quarti delle persone con l’influenza non hanno sintomi e quindi trasportano e diffondono l’infezione senza nemmeno saperlo”

. Dichiarazioni simili sono state rese dalla professoressa Jane Cummings, massima dirigente infermieristica dell’NHS England.

Lo scorso inverno, il 68,7% del personale in prima linea nella sanità pubblica – la percentuale più alta di sempre – ha ricevuto il flu jab, ma molti dubitano ancora che funzioni. La copertura, inoltre, è stata a macchia di leopard. In alcuni ospedali (Trust) dell’NHS, infatti, si sono toccati tassi di vaccinazione del 90%, ma in altri sono stati inferiori al 20% -30%.

L’NHS Improvement ha dichiarato che la redistribuzione del personale è stata considerata una misura necessaria per aiutare il servizio pubblico a sopportare un altro potenziale tracollo (la cosiddetta winter crisis), dopo che l’anno scorso è risultato essere l’inverno più duro di sempre. Un terzo di tutti i ricoveri in ospedale, soprattutto a ridosso del periodo natalizio, sono stati infatti causati dall’influenza, e il virus ha portato alcuni dipendenti ad assentarsi, contribuendo così ad aggravare quella che, tra carenze organiche, riduzione dei posti letto, maltempo e diffusione del virus influenzale e del Norovirus, è stata da alcuni definita la “tempesta perfetta sulla sanità inglese”.

L’epidemia di influenza, ad esempio, è stata la peggiore dal 2010-11. Di conseguenza, un numero record di pazienti ha dovuto aspettare più tempo per le cure, anche quelle in regime di emergenza-urgenza, perché gli ospedali, nonostante una pianificazione senza precedenti, non erano in grado di far fronte all’eccezionale aumento della richiesta. Tra le altre misure, pertanto, l’NHS inizierà presto a offrire a tutti gli ultrasessantenni un nuovo vaccino trivalente adiuvante, per combattere l’influenza quest’inverno, offrendo così la più efficace protezione disponibiile per questa categoria di soggetti vulnerabili.

Nonostante la determinazione a contrastare la crisi invernale, le preoccupazioni continuano a serpeggiare. Chris Hopson, amministratore delegato di NHS Providers, associazione di rappresentanza delle strutture sanitarie pubbliche, ha affermato che, in Inghilterra, “la domanda di trattamenti sta crescendo senza sosta, i posti vacanti del personale sono a livelli record e un difficile periodo estivo ha visto lo staff lavorare a pieno regime, spesso senza neppure prendersi una pausa”.

In un appello lanciato ai ministri, Hopson ha affermato che occorrerebbe un’immediata iniezione di capitali ai servizi sociali. Si tratterebbe, a suo parere, della più importante misura attuabile per offrire un valido supporto al servizio sanitario pubblico. Il Ministro della Salute, Matt Hancock, ha inoltre promesso, proprio nei giorni scorsi, un imminente extra-finanziamento in favore dei pronto soccorso britannici, proprio per fronteggiare la pressione derivante dell’elevata richiesta nei mesi invernali.

Luigi D’Onofrio

 

Redazione Nurse Times

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