Medici

L’affitto per lo studio è troppo caro:“In attesa di andare in pensione visito i pazienti sulla panchina”

L’affitto da pagare per il proprio studio era diventato troppo caro, pertanto Maria Claudia Finori ha deciso di visitare i propri pazienti direttamente sulla panchina presente nelle vicinanze.

In attesa di poter finalmente andare in pensione ha deciso di ricevere i propri assistiti all’aperto, ricevendo in omaggio un pasto caldo o un posto dove trascorrere alcune notti.

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«I pazienti sono la mia vita»

La dr.ssa Finori, a meno di tre anni dal raggiungimento della pensione, ha deciso di indossare camice e fonendoscopio all’aperto, accudita dallo sguardo incuriosito dei passanti e dai sorrisi complici dei suoi 180 mutuati.

La storia del medico di base di Montesicuro, una frazione di Ancona a venti minuti di auto dalla città, è diventata virale sui social.

La sua foto, mentre prescrive farmaci e visite specialistiche agli utenti in fila nel centro del paese, suscita da giorni scalpore sui social.

«Casa per casa a visitare i miei pazienti»
«Ho 180 mutuati — spiega — e di questi solo una decina sono in grado di raggiungermi ad Ancona, nello studio di un collega al quale mi appoggio, per farsi visitare. Molti sono anziani e con patologie gravi. Così devo andare io, casa per casa, ad accertarmi della loro salute e portare conforto. Anche una parola spesso può fare la differenza. Per comodità, quando è stato necessario semplicemente prescrivere qualche farmaco, li ho ricevuti all’aperto».

Maggiori particolari della vicenda sono stati esposti dal “Corriere” in un’intervista

La speranza che il Comune le verrà in aiuto
Maria Claudia, che nella piccola frazione ha sostituito ad agosto dell’anno scorso un collega che cambiava sede, non si aspettava di trovare così pochi pazienti rispetto a quelli preannunciati. Il sistema sanitario le riconosce appena due-tre euro per ciascuno di loro. Così, da due mesi ha lasciato lo studio che aveva in affitto a Montesicuro: i costi, rispetto alla paga che riceve mensilmente per il numero piuttosto esiguo di persone che segue, erano troppo elevati. «Con le spese di luce, gas e acqua e la mensilità dovuta al proprietario, lavoravo praticamente gratis, ho dovuto per forza rinunciare all’ambulatorio. Ma il Comune mi sta aiutando a trovare un locale a condizioni migliori e spero di risolvere tutto presto».

Un pasto caldo e un letto in cui dormire

Non è solo la panchina in centro a farle da casa. «A volte, quando si fa tardi e rientrare in città sarebbe scomodo, sono alcuni dei miei stessi assistiti ad offrirmi un pasto caldo e un letto in cui dormire». Un mito, dice, quello che dipinge i medici condotti come professionisti ricchi. Per chi come lei è al servizio della gente in aree urbane sempre più spopolate, non sono affatto rose e fiori. «Per avere uno stipendio accettabile — sottolinea — dovrei avere circa 600 pazienti e invece sono costretta anche a fare i turni di guardia medica che, per una della mia età, non sono proprio una bella cosa. Fare le notti o lavorare il sabato e la domenica non è facile, mi stanco e non ho più tempo libero. Non che mi voglia lamentare, ma sono anni che non mi concedo più una vacanza. Ci pagano in base al numero dei mutuati ma queste leggi sono a discapito della qualità del servizio e possono generare discriminazione. Sarebbe giusto uno stipendio fisso per tutti i medici di famiglia, visto che siamo reperibili tutto il giorno».
L’amore per i malati

La dottoressa Finori ha 65 anni e fa il medico di base, tra la costa e le aree interne della provincia di Ancona, da 37 (ha lavorato anche tra Ascoli e Macerata). Non è sposata e la sua famiglia sono i suoi pazienti, sparsi tra la frazione di Montesicuro e il comune di Offagna, dove ne segue altri 50. «Un’alternativa sarebbe chiedere un trasferimento — dice — ma mi dispiacerebbe tanto lasciare i miei ammalati. Hanno bisogno di me».

Dott. Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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