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Molto più che semplicemente un’infermiera: il discorso di Kelley che ha commosso l’America

Il discorso, che fa da filo conduttore al video in allegato, è quello che la collega americana Kelley Johnson, ha tenuto durante il Concorso di Miss America dell’anno scorso in rappresentanza del Colorado.


Inusuale la scelta per una Miss di presentarsi sul palco con la divisa da infermiera e lo stetoscopio al collo e parlare del proprio lavoro e dei motivi che l’hanno spinta a farlo. Discorso che ha suscitato profonde emozioni e qualche polemica.

Due minuti che possono bastare tuttavia a spiegare in che modo un infermiere fa la differenza ogni giorno nella vita delle persone.

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Di seguito la traduzione del discorso della Johnson:Per cominciare, credo si possa dire che ogni infermiere abbia un paziente che gli ricorda il motivo per cui è diventato un infermiere. Il mio è stato Joe, nella sua fase iniziale della malattia di Alzheimer.

In quella fase Joe ha avuto momenti di lucidità in cui lo sosteneva la memoria e altri in cui la memoria lo abbandonava, ma la parte più difficile della condizione di decadimento cognitivo per Joe sono stati i suoi incubi notturni. Si svegliava nel cuore della notte urlando come se fosse stato commesso un omicidio cruento, ma non appena mi recavo da lui e gli tenevo la mano per qualche istante, riuscivo a farlo calmare.

Ma poi voleva parlare. Mi chiedeva se potevo cambiare il suo trattamento farmacologico, e io gli dicevo: “No Joe, non posso, io sono solo un’infermiera”.

Ma il fatto di non poter fare queste cose non significava che io non potessi fare nulla per lui, io e Joe ci siamo ritrovati su altre cose ugualmente importanti. Lui mi chiedeva della pallavolo, parlavamo dei suoi nipotini, e mi prendeva in giro perché ero l’unica infermiera del reparto che potesse raggiungere le garze sul ripiano più alto.

Abbiamo condiviso un sacco di risate con Joe, ma poi una notte, tutto è cambiato. L’ho trovato nella sua stanza, piangente. Sono andata da lui e gli ho preso la testa tra le mani e gli ho detto, “Joe, so che questo è davvero difficile, ma tu non sei questa malattia. Non sei solo il morbo di Alzheimer, sei ancora Joe “. E allora ha guardato dritto verso di me, attraversandomi con lo sguardo, dicendomi: “Infermiera Kelley, lo stesso vale per te. Anche se lo dici tutto il tempo, non sei solo un infermiera, sei la mia infermiera, e hai cambiato la mia vita, perché ti sei presa cura di me

“.

E in quel momento mi ha colpito. I pazienti sono persone, con le loro famiglie e i loro amici, e io non voglio essere un infermiera che fa finta che non sia così, perché non sei un numero di stanza o una diagnosi quando ti trovi in ospedale. Sei una persona, molto prima di tutto questo, e Joe mi ha ricordato quel giorno che io sono una persona che salva delle vite e che in realtà non ho mai avuto l’intenzione di essere semplicemente un’infermiera”.

La Johnson non ha vinto il titolo di Miss America, è arrivata seconda. Il suo discorso di due minuti è stato visto da più di 11 milioni di persone in tutto il mondo e ha avuto il potere di ricordarmi che sebbene si possa scegliere di non percorrere la via più breve, (come lei ha fatto durante la sua esibizione e come ogni infermiere fa ogni giorno nel nostro Paese), la scelta di distinguersi e fare qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato, ha amplificato enormemente il suo messaggio.

Questo bellissimo discorso mi ha fatto ripensare al perché ho scelto questo lavoro piuttosto che un altro, per me è il prendersi cura delle persone, che è molto più che farsi carico delle loro malattie cercando di curarle, perché come dice la Johnson io non ho mai avuto l’intenzione di essere semplicemente un’infermiera!

Rosaria Palermo

Fonte: eloquentwoman.blogspot.it

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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