Pillole di educazione sanitaria: come comportarsi di fronte a un’emergenza cardiologica?

Proponiamo un elaborato a cura di Francesco Ferrieri (laureando in Infermieristica), redatto secondo le linee guida del 2015 emanate dalla ERC.

Abstract

Riconoscere l’origine cardiaca del dolore toracico e chiamare il servizio di emergenza sanitaria prima che la vittima perda coscienza permette l’arrivo più tempestivo dell’ambulanza, possibilmente prima che il paziente degeneri in arresto cardiaco, consentendo così una sopravvivenza migliore. Non appena si presenta l’arresto cardiaco, il riconoscimento precoce è di critica importanza per consentire la rapida attivazione del servizio di emergenza sanitaria e l’immediato inizio della RCP da parte degli astanti, seguita, ove possibile, dall’attivazione precoce di un defibrillatore semiautomatico (DAE).

Il dolore toracico

Si definisce dolore toracico qualsiasi dolore che anteriormente si collochi tra la base del naso e l’ombelico, e posteriormente tra la nuca e la dodicesima vertebra, e che non abbia causa traumatica o chiaramente identificabile che lo sottenda. L’anamnesi e le caratteristiche del dolore toracico rappresentano il primo strumento per il riconoscimento della sua possibile origine ischemica.

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Fattori discriminanti specifici sono:

  1. a) le caratteristiche del dolore;
  2. b) la storia di malattia coronarica documentata (dato oggi molto frequente);
  3. c) l’età, poiché con il suo aumentare cresce la prevalenza di malattia coronarica. Il rischio per età può essere ulteriormente ridefinito considerando il dolore come tipico o atipico;
  4. d) i fattori di rischio, ovvero la familiarità per evento ischemico (padre <55 anni, madre <50 anni), il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, il fumo e l’ipercolesterolemia. Quanto essi aumentino la probabilità non è chiaro ma il loro impatto è sicuramente maggiore negli uomini dove il rischio di SCA aumenta fino a 2.4 volte in presenza di familiarità e diabete mellito, ma decresce con l’età.

Le caratteristiche del dolore da considerare sono:

  1. a) la qualità del dolore: “tipico”, quando riferito come sensazione di peso, costrizione, soffocamento, oppressione (n generale l’angina non provoca un dolore trafittivo o lancinante);
  2. b) la localizzazione del dolore: tipicamente retrosternale, talvolta con irradiazione alla mandibola, all’epigastrio, alle braccia o una combinazione di tali fattori;
  3. c) la durata del dolore: tipicamente l’episodio anginoso dura alcuni minuti. Un debole fastidio che dura per diverse ore è difficilmente riferibile ad angina;
  4. d) i fattori favorenti il dolore: generalmente l’angina è esacerbata dallo sforzo fisico o dallo stress emozionale;
  5. e) i fattori allevianti il dolore, come il riposo;
  6. f) la presenza di dolore al momento dell’osservazione.

Una recente revisione ha rivisitato il problema con l’intento di identificare le caratteristiche del dolore toracico, che diminuiscono o aumentano la probabilità di una SCA. A essa si rimanda per gli importanti dettagli contenuti.

L’elettrocardiogramma

L’elettrocardiogramma (ECG) è un esame di base semplice e sicuro, usato in numerosissimi contesti clinici. È la riproduzione grafica dell’attività elettrica del cuore durante il suo funzionamento, registrata a livello della superficie del corpo. Quando si esegue un ECG in un paziente con dolore toracico lo scopo principale è quello di identificare la presenza di ischemia miocardica. Tuttavia l’ECG può anche rivelare aritmie, segni di ipertrofia ventricolare sinistra, blocchi di branca o sovraccarico ventricolare destro, aiutando nella diagnosi differenziale con altre gravi patologie cardiovascolari.

I marcatori di danno miocardico (biomarcatori)

I marcatori biochimici vengono misurati per rivelare o escludere la necrosi miocardica. Le troponine T e I, la creatinchinasi (CK)-MB e la mioglobina sono quelli più usati. Per escludere precocemente un infarto, è stato suggerito che la mioglobina sia il marker migliore, ma la scarsa miocardiospecificità è un limite severo. I pazienti con infarto, di norma, mostrano un’elevazione delle troponine (T o I, indifferentemente) entro 6 ore dall’inizio dei sintomi. A 7 ore dall’inizio dei sintomi, CK-MB e troponina T hanno un valore predittivo negativo più elevato rispetto alla mioglobina. La misurazione delle troponine (T o I) si è rivelata un marcatore più sensibile e specifico rispetto al CK-MB, ed è stata identificata come il marcatore di riferimento e criterio centrale per porre diagnosi di infarto nell’odierna definizione universale di infarto, proposta dalla Società Europea di Cardiologia e dall’American College of Cardiology.

Cosa fare in caso di dolore toracico?

Riconoscere l’origine cardiaca del dolore toracico e chiamare il servizio di emergenza sanitaria prima che la vittima perda coscienza permette l’arrivo più tempestivo dell’ambulanza, possibilmente prima che il paziente degeneri in arresto cardiaco, e consentendo così una sopravvivenza migliore.

Se si dovesse presentare un arresto cardiaco?

Non appena si presenta l’arresto cardiaco, il riconoscimento precoce è di critica importanza per consentire la rapida attivazione del servizio di emergenza sanitaria e l’immediato inizio della rianimazione cardiopolmonare da parte degli astanti. Ecco cosa fare:

  1. Adagia la persona su un piano rigido.
  2. Scuoti gentilmente le sue spalle e chiedi ad alta voce: «Tutto bene?».

Se risponde, lascialo nella posizione in cui lo hai trovato, assicurati che non vi siano ulteriori pericoli; cerca di scoprire qual è il problema e fornisci assistenza se necessario.

  1. Se la persona non risponde, allinea gli arti superiori e inferiori, scopri il torace, posiziona la tua mano sulla sua fronte ed estendi delicatamente la sua testa all’indietro, con i polpastrelli posizionati sotto l’estremità del mento della vittima; sollevalo per aprire le vie aeree.
  2. Nei primi minuti dopo un arresto cardiaco la vittima può respirare in modo irregolare, con respiro lento e rumoroso. Non confondere questa situazione con un respiro normale. Guarda, ascolta e senti per non più di 10 secondi per determinare se la vittima sta respirando normalmente. Se hai dei dubbi sul respiro, comportati come se la vittima non stesse respirando normalmente e preparati a iniziare la RCP.
  3. Se la vittima non respira: se possibile, chiedi a qualcuno di chiamare il servizio di emergenza (112/118), altrimenti chiamalo tu stesso; se possibile, rimani con la vittima mentre fai la chiamata di emergenza; attiva il vivavoce del telefono per facilitare la comunicazione con la centrale operativa.
  4. Manda qualcuno a cercare e portare un DAE, se disponibile. Se sei solo, non allontanarti dalla vittima, inizia la RCP.
  5. All’arrivo del DAE accendilo e segui le istruzioni vocali e visive.
  6. Non interrompere le manovre rianimatorie fino a quando: un professionista sanitario ti dice di fermarti; la vittima riprende coscienza, si muove, apre gli occhi e respira normalmente; sei esausto.

Le osservazioni chiave per il riconoscimento di un arresto cardiaco: la vittima non risponde agli stimoli verbali e tattili e non respira normalmente. Se entrambe le valutazioni risultano negative, il soccorritore deve posizionare il palmo della mano dominante al centro del torace, con sopra l’altra mano, procedendo con 30 compressioni toraciche (profondità di compressione compresa in un intervallo di 4.5-5.5 cm) alternate a 2 insufflazioni bocca a bocca della durata di un secondo l’una (iperestendendo il capo dell’ adulto).

Conclusioni

Diversi studi dimostrano che una RCP immediata può raddoppiare o quadruplicare la sopravvivenza dall’arresto cardiaco. È stato dimostrato che la ricerca del polso carotideo (o di qualunque altro polso) è un metodo poco attendibile per confermare la presenza o l’assenza del circolo. Fino al 40% dei pazienti presenta respiri agonici nei primi minuti dell’arresto cardiaco e, se riconosciuti come segni di arresto cardiaco, questi sono associati a una maggiore sopravvivenza.

Molti studi dimostrano che la frequenza di una rianimazione cardiopolmonare iniziata dagli astanti è bassa in molte comunità. La riduzione del tempo dal collasso all’inizio della RCP migliora la prognosi delle vittime di arresto cardiaco extra-ospedaliero (OHCA) in tutti i gruppi di pazienti studiati. L’invito a tutti è di iscriversi quanto prima a un corso di primo soccorso, BLS-D, PBLS-D. In una situazione di emergenza i minuti sono fondamentali: il tuo intervento può essere decisivo e può fare la differenza nella vita di quella persona.

Francesco Ferrieri

 

Redazione Nurse Times

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