Roma, il bimbo malato tornerà a scuola: i figli dei no vax cambieranno classe

Categorici l’assessore alla Sanità e il governatore della Regione Lazio: “Niente deroghe”.

«Tornerà a scuola. Punto e basta, niente deroghe». Esclude alternative, l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato (foto), all’unisono col governatore Nicola Zingaretti: «È una storia assurda. Tutelare i suoi diritti significa civiltà». Le promesse riguardano il bambino di otto anni appena uscito dalla chemio, malato di leucemia, che non può riprendere il suo posto fra i banchi della seconda elementare, a Roma, perché cinque dei suoi compagni non sono vaccinati. Privo di difese immunitarie dopo la cura, rischierebbe di prendere infezioni mortali, come il morbillo.

La denuncia del Corriere della Sera e il successivo intervento della Regione restituiranno al piccolo alunno la gioia di riprendere il suo posto tra i banchi di scuola. Succederà dopo il 15 marzo, secondo quanto hanno prescritto gli ematologi dell’Ospedale Bambino Gesù. Oggi il responsabile del servizio vaccinale della Asl Roma 2 è andato a parlare con i genitori inadempienti per indurli a una decisione ragionevole, cioè accettare che i figli facciano la profilassi, come prevede la legge anche per la scuola dell’obbligo, consentendo tuttavia ai non in regola di avvalersi del prevalente diritto all’istruzione e non essere allontanati.

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L’unico rischio sono sanzioni fino a un massimo di 500 euro. Se le famiglie si manterranno sulle posizioni no vax, che almeno in un caso sembrano basate su convinzioni astruse (il presunto e più volte escluso legame tra anti-morbillo e autismo), i loro bambini saranno costretti a cambiare classe e fare posto a Matteo. È la Legge Lorenzin (approvata nel luglio 2017) a indicare questa soluzione, proprio per tutelare i piccoli che per cause mediche non possono ricevere le dosi protettive. Il problema è che le piccole strutture hanno un numero limitato di sezioni e non riescono a distribuire gli alunni.

Una norma passata col decreto Milleproroghe ad agosto 2018, dunque col governo Lega-M5S, ha prorogato al 10 marzo la possibilità di autocertificare l’avvenuta vaccinazione o l’impegno di farla. Il termine sta per scadere: i bambini da zero a sei anni (nido e asilo) inadempienti non faranno più ingresso a scuola; i più grandi resteranno in classe anche senza documentazione completa. Sarebbero da 500 a 800mila gli iscritti sopra i sei anni non adeguatamente vaccinati. Nessuna Asl finora, a quanto risulta, ha comminato sanzioni.

Non è chiaro chi debba inviare le notifiche e si temono ricorsi. In pratica, le multe sono passate in cavalleria. Nelle Regioni con anagrafe vaccinale, tra cui il Lazio, presentare la documentazione cartacea è superfluo. Con un semplice clic scuole e centri vaccinali possono infatti controllare se l’alunno è a posto con le dieci profilassi e comportarsi di conseguenza. In questi mesi di proroga i Nas hanno fatto accertamenti in tutta Italia per verificare la veridicità delle autocertifìcazioni.

Anche gli Stati Uniti, vessati da focolai di morbillo, sono alle prese col problema delle mancate vaccinazioni in età scolare. In un’intervista alla Cnn il commissario dell’Agenzia per il controllo dei farmaci (Fda), Scott Gottlieb, ha annunciato che i governi locali troppo permissivi dovranno adottare regole stringenti sulle esenzioni concesse per rispetto a movimenti d’opinione contrari.

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

 

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