Sip lancia l’allarme: “Bambini sempre più schiavi dei telefonini”

La dipendenza da smartphone già in tenera età può essere causa di disturbi alimentari e del sonno.

Tre bambini su cinque usano frequentemente il cellulare di mamma e papà. Dato che cresce fino al 90% tra gli adolescenti, sempre più tempo connessi alla rete. “I genitori devono stabilire delle regole, delle norme di condotta, limitando il più possibile il tempo di utilizzo dello smartphone e scegliendo i programmi educativi adatti alle varie età dei figli. Esistono 80mila app che si definiscono educative, ma non sempre lo sono”. Così Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) e autrice del primo statement dei pediatri sull’uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, pc, ecc.) nei bambini da zero a otto anni. Il messaggio di Bozzola è stato lanciato nel corso di una diretta Facebook sulla pagina social della Sip. All’evento social era presente anche la voce dello psicoterapeuta dell’età evolutiva, Federico Bianchi di Castelbianco. “Come siamo arrivati a questa situazione? Come mai un bambino di tre anni può esigere di stare sempre al cellulare?”, chiede lo psicoterapeuta, che aggiunge: “Lo smartphone è diventato il nuovo ipnotizzatore dei bambini. Se prima per distrarli o calmarli veniva dato un orsacchiotto nel primo anno di vita, adesso si dà lo smartphone o il tablet, nella completa inconsapevolezza dei danni che si stanno creando”. In primis la dipendenza dal cellulare. “Abbiamo bambini incapaci di starne senza – ricorda lo psicologo –, ma le prime sentinelle sono i pediatri. Loro vedono il problema sul nascere, mentre noi psicologi lo vediamo solo quando è già esploso”. Dalla dipendenza da smartphone ai disturbi alimentari il passo e breve. Quanti genitori lamentano che “mio figlio non mangia senza uno smartphone davanti agli occhi”? Ecco in loro aiuto alcune regole di base: “Sconsigliamo l’utilizzo del cellulare sotto i due anni e consigliamo di limitarne l’utilizzo fino agli otto anni – dice la pediatra della Sip –. I minori non devono mai usarlo prima di andare a dormire e durante i pasti. Il bambino deve imparare a mangiare e non si deve distrarre. Deve imparare a masticare bene e ad apprezzare il cibo. Deve capire in cosa consiste la sensazione di sazietà, altrimenti rischia di cadere nel sovrappeso, nell’obesità e di mangiare junk food”
. E ancora: “Il problema reale in ambito alimentare è la crescente incapacità di masticazione nei più piccoli – spiega Castelbianco –. I bambini non sanno più masticare, mangiano solo alimenti morbidi. Il cibo dovrebbe essere una cosa piacevole, invece sta perdendo sapore perché in primo piano c’è il telefonino. Prima si giocava a tavola, adesso non più. Il cibo si ingoia senza partecipazione. Così l’Italia è arrivata al cinquantesimo posto nella classifica mondiale del benessere dei bambini, mentre al primo c’è la Danimarca. Come mai? Perché in Danimarca i bambini giocano all’aperto e senza cellulare”. Nel Belpaese, insomma, lo smartphone non si lascia mai. Il 45% degli italiani dorme con il cellulare sotto il cuscino o appoggiato al comodino, e le ripercussioni sul sonno sono evidenti. “Un adolescente perde fino a sei ore e mezzo di sonno alla settimana – afferma la pediatra della Sip –, con un aumento della stanchezza, dell’ansia e della depressione. Gli adolescenti sempre connessi sono anche quelli che si ammalano più facilmente, correndo un maggior rischio di sviluppare raffreddori, febbri e patologie cardiometaboliche in età adulta”. Usare il cellulare di notte indica “un’amara solitudine– aggiunge lo psicologo –, cioè indica adolescenti in attesa che qualcuno gli scriva o li chiami, e così siamo arrivati ad avere in Italia 120mila hikikomori”. Qual è, allora, l’età giusta per utilizzare lo smartphone? “Mai sotto i due anni – ripete Bozzola –, e sopra i due anni i genitori devono scegliere le applicazioni da mostrare ai loro figli. Non devono essere i bambini a sceglierle. Inoltre la presenza del genitore deve essere costante”. E per quanto riguarda, infine, la quantità di tempo consentito? “Meno di un’ora al giorno fino ai cinque anni e massimo due ore fino agli otto anni. Negli adolescenti è importante la qualità del tempo, più che la quantità”. Redazione Nurse Times Fonte: Dire  
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