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Tecniche di somministrazione farmaci per via intramuscolare

Il seguente articolo è finalizzato ad uniformare una pratica infermieristica che qualsiasi studente universitario o professionista formato avrà eseguito moltissime volte. Stiamo parlando delle iniezioni intramuscolo.

Molte persone si dilettano in questa pratica sanitaria pur non avendo alcuna competenza specifica. È pertanto bene ricordare che la somministrazione di un qualsiasi farmaco per via intramuscolare potrebbe generare complicanze anche letali per il paziente.

Iniziamo analizzando la tecnica di iniezione. La ricerca infermieristica negli ultimi decenni ha compiuto enormi passi avanti. La procedura più corretta considerata l’evoluzione tecnologica dei dispositivi medici e dei principi attivi sarà di seguito illustrata. I cambiamenti fisici della popolazione e l’aumento dei soggetti obesi possono influenzare la procedura di somministrazione per via intramuscolare.

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Ogni iniezione intramuscolare deve essere eseguita adottando le adeguate cautele e rispettando la procedura per garantire una corretta somministrazione del farmaco e ridurre il rischio di complicanze. Occorre pertanto effettuare alcune valutazioni prima di poter procedere con l’iniezione intramuscolare. È necessario valutare:

  • il volume di farmaco da somministrare;
  • il tipo di farmaco da somministrare;
  • l’età del paziente;
  • la struttura fisica;
  • lo stato di salute generale.

Esistono 5 sedi di elezione descritte in letteratura per eseguire la somministrazione intramuscolare:

  • deltoide, insieme al muscolo ventrogluteale è una delle sedi da preferire ma a causa delle piccole dimensioni, il volume e il numero delle iniezioni che possono essere somministrate deve essere limitato;
  • ventrogluteale, è facilmente accessibile per la maggior parte dei pazienti ed è localizzabile posando la mano opposta (per esempio mano destra per il fianco sinistro) sul grande trocantere del paziente. La sede di iniezione è definita dall’area triangolare delimitata tra l’indice, posto sulla spina iliaca antero-superiore, e il dito medio divaricato verso la cresta iliaca ma al di sotto di essa. Questa sede assicura il massimo spessore del muscolo gluteale (costituito sia dal gluteo medio sia dal gluteo minore), è libera da nervi penetranti e da vasi sanguigni e ha un più stretto spessore di strato grasso che non la zona dorsogluteale. Secondo le prove di letteratura la sede ventrogluteale sarebbe da preferire per tutte le età;

  • dorsogluteale, è la sede con il maggiore rischio di complicanze a causa della presenza di grossi nervi e vasi sanguigni. L’Organizzazione Mondiale della sanità non raccomanda la sede dorsogluteale per le somministrazioni di routine;
  • vasto laterale, è una sede di facile accesso e con basso rischio di complicanze perché non sono presenti grossi vasi o strutture nervose; rappresenta una sede molto utilizzata nei bambini poiché risulta essere il muscolo maggiormente sviluppato. Per individuare l’area occorre considerare il terzo medio laterale della coscia. Lo spazio compreso tra il grande trocantere del femore e il condilo laterale del ginocchio è quello da utilizzare.

  • rettofemorale, l’iniezione praticata in questa sede è molto dolorosa non è quindi una sede raccomandata di routine.

È bene non somministrare soluzioni superiori ai 5 ml negli adulti per via intramuscolare in sede ventrogluteale, vastofemorale e rettofemorale. In sede dorsogluteale invece si raccomanda di non infondere soluzioni che superino i 4 ml. Nel deltoide invece è bene non somministrare soluzioni superiori a 1 ml.

Nei bambini, nei giovani, nelle persone con scarso sviluppo o atrofia muscolare da allettamento, la quantità massima somministrabile è proporzionalmente inferiore.

Si consiglia di scegliere sempre la siringa più piccola possibile, per somministrare volumi inferiori a 0,5 ml si dovrebbero utilizzare siringhe da insulina. La lunghezza dell’ago deve essere sufficiente per raggiungere il muscolo e può variare da persona a persona. Per i pazienti di costituzione esile è sufficiente un ago lungo circa 2,5 cm, mentre per i pazienti obesi possono essere necessari aghi fino a 10 – 15 cm. In generale vengono utilizzati aghi da 3,8 cm negli adulti e da 2,5 cm nei bambini.

Come bisogna preparare la cute della parte del corpo?

Prima di procedere all’iniezione vera e propria occorre detergere la sede di iniezione con soluzione alcolica o altri antisettici (clorexidina). Tale operazione riduce la carica batterica ma non è in grado di prevenire infezioni della sede di iniezione.

Le indicazioni riportate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno dimostrato attraverso numerosi studi come non vi sia alcuna differenza nell’incidenza di infezioni locali nel gruppo di pazienti sottoposto ad iniezioni intramuscolo senza detersione cutanea rispetto al gruppo di pazienti sottoposti a detersione cutanea.

Come ridurre il dolore?

I recettori del dolore sono concentrati nella cute e quindi la lunghezza dell’ago, una volta che la punta sia penetrata, non incide sostanzialmente sul livello di dolore provato dal paziente. Tuttavia, il dolore può aumentare significativamente se si deposita il farmaco nel tessuto sottocutaneo. Si è dimostrato un decremento significativo dell’esperienza del dolore ponendo il paziente in posizione di rilassamento muscolare e premendo la sede per 10 secondi prima dell’iniezione.

Le principali tecniche di iniezione sono:

  • tecnica standard, consiste nello stendere la cute sopra la sede dell’iniezione tra le dita della mano non dominante e nell’introduzione dell’ago a 90° utilizzando un rapido movimento tipo dardo, per minimizzare il dolore. Questa tecnica non è più raccomandata perché comporta il rischio di fuoriuscita del farmaco lungo il tratto dell’ago e nel tessuto sottocutaneo;
  • tecnica del tratto Z, con la mano non dominante si deve tendere la cute di 3-4 cm da un lato rispetto alla sede di iniezione e poi inserire l’ago a 90° con un rapido movimento tipo dardo. La cute viene poi rilasciata e torna nella posizione normale. In questo modo si crea un percorso non lineare che impedisce al liquido di risalire verso il tessuto sottocutaneo. La tecnica del tratto Z può essere utilizzata in qualsiasi gruppo muscolare appropriato che sia dotato di un tessuto soprastante dislocabile di almeno 2,5 cm. Gli studi più recenti raccomandano di preferire la tecnica a Z.

Utilizzo della “Tecnica della bolla d’aria”

Consiste nell’aspirazione nella siringa, insieme al farmaco, di 0,1 – 0,3 ml di aria, che viene iniettata a conclusione della iniezione. Ciò è finalizzato ad espellere tutto il farmaco, prevenendo così che esso coli nei tessuti circostanti, causando irritazione e danno tessutale. Tuttavia, le moderne siringhe sono calibrate in modo da non prevedere l’uso della bolla d’aria, ma per somministrare esattamente la dose aspirata nella siringa, pur prevedendo il residuo di farmaco nella siringa e nell’ago. Per questo motivo la pratica dell’uso della bolla d’aria è pericolosa, in particolare per le piccole dosi, in quanto può determinare la somministrazione di una dose doppia rispetto a quella prescritta.

Mai massaggiare la cute dopo l’iniezione

Si raccomanda di non massaggiare la sede dopo l’iniezione perché si può favorire la risalita del farmaco verso il tessuto sottocutaneo.

La velocità di iniezione dovrebbe essere di circa 10 secondi per millilitro di soluzione.

Secondo gli studi l’aspirazione dopo l’inserimento dell’ago per verificare che non vi sia sangue nell’aspirato, nota come manovra di Lesser, non è una pratica raccomandata. Lo era per la sede dorsogluteale (per il passaggio dell’arteria glutea), che però non è più indicata come sede preferibile.

Si raccomanda di non massaggiare la sede dopo l’iniezione perché tale operazione può favorire la risalita del farmaco verso il tessuto sottocutaneo.

L’ago deve essere estratto velocemente dopo aver completato l’iniezione e deve essere applicata una leggere pressione qualora il punto dovesse sanguinante.

L’esecuzione non corretta di una iniezione intramuscolare può causare conseguenze rilevanti come:

  1. emorragia nei soggetti con disturbi della coagulazione;
  2. dolore;
  3. infiammazione del nervo sciatico;
  4. infezioni;
  5. lipodistrofie (v. immagini seguenti)

Appare pertanto fondamentale affidarsi ad un professionista sanitario quale l’Infermiere per essere sicuri che la corretta procedura venga rispettata.

Rivolgersi a personale non qualificato può far risparmiare tempo e denaro ma può avere gravi ripercussioni sulla salute del paziente. La vostra salute vale più di qualche euro risparmiato

Redazione NurseTimes

Fonti: evidencebasednursing.it

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Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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